Sul Corriere del Veneto focus sul tema della cittadinanza agli oriundi, con un paragone – a nostro modo di vedere totalmente inutile e anzi dannoso – tra la cittadinanza agli immigrati e lo ius sanguinis.
“Per 92 mila bambini e ragazzi (spesso nati qui) figli di genitori stranieri che frequentano le scuole venete no. Per circa 300 mila oriundi, nati all’estero, anche se mai hanno messo piede in Italia ma hanno un trisnonno emigrato dal Veneto sì. È una sintesi violenta, ma – scrive Il Corriere del Veneto – spiega la proporzione dei numeri che vengono forniti quando si parla di cittadinanza italiana, ius scholae e ius sanguinis: di chi non può dirsi cittadino perché i tempi sono lunghi, e di chi invece lo è proprio grazie a una legge di oltre trent’anni fa, con addirittura diritto di voto in un Paese mai visto”.
Sono tantissimi i brasiliani e argentini che ci provano, in molti riescono ad ottenere il passaporto per via amministrativa nei Comuni. Ma chi non ce la fa – spiega il quotidiano – procede per via giudiziaria: e così il tribunale di Venezia, che si occupa di tutte le pratiche del Veneto per le cittadinanze iure sanguinis, raccoglie da solo il 43% delle richieste per discendenza di tutta Italia.
“Al 30 agosto, quindi nei due anni da quando è stata trasferita a noi la competenza, sono stati oltre 23 mila e 18 mila sono le pratiche pendenti ancora da trattare. Se il Veneto ha dati così alti in proporzione al resto del Paese è perché è stato la prima regione per emigrazione nell’Ottocento. È un fatto storico. Qualcuno potrebbe pensare al Sud, e invece è da qui che molti cittadini sono partiti verso le Americhe” si legge.
“Numeri mostruosi se si pensa che vengono sbrigati, in prima battuta, in Comuni talvolta molto piccoli: come Val di Zoldo, dove le pratiche in sospeso sono 550 e da inizio 2024 sono nati 11 bambini, ma i nuovi cittadini sono 54. Gli altri? Brasiliani di quaranta, anche ottant’anni. E possono votare tutti dall’estero”.