Daniel Taddone, consigliere del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero e presidente dell’associazione “Nati italiani”, è intervenuto nei giorni scorsi davanti alla commissione Affari costituzionali del Senato, in audizione sul tanto discusso decreto sulla cittadinanza ius sanguinis.
“Come può un decreto legge, dal giorno alla notte, cancellare la mia possibilità di trasmettere la mia cittadinanza italiana a un nuovo figlio?”: è la domanda retorica del consigliere CGIE, che ha continuato: “Non ho la possibilità di vivere due anni in Italia, l’idea del territorio nella cittadinanza italiana non c’è mai stata, il legislatore non l’ha mai voluta”.
E ancora: “Il ministro Tajani, nei 18 minuti e 27 secondi della sua conferenza stampa, non ha rivolto alle nostre comunità una singola parola positiva. Questa è una ferita aperta con la nostra diaspora che avremo un po’ difficoltà a sanare. Spero che il Parlamento lo faccia, perché nelle nostre comunità è stato ricevuto con molta, molta tristezza”.
“Forse lo Stato potrebbe istituire altre strade. Perché i comuni sono oberati di lavoro? Perché vige un sistema arcaico”, ha aggiunto, sottolineando la contrarietà “all’irretroattività della legge” e proponendo la verifica di un legame effettivo.