Maria Chiara Prodi, segretaria generale del CGIE – Consiglio generale degli italiani all’estero, in audizione in commissione Affari costituzionali del Senato sul decreto Cittadinanza, votato all’unanimità dal Consiglio dei ministri nei giorni scorsi, ha dichiarato: “Mi preme trasmettere a voi tutti il senso di disorientamento e di stupore su questo cambio di orientamento radicale”.
“Il nostro ruolo di rappresentanza – ha aggiunto – è quello di cercare di mantenere il legame anche quando si prendono delle decisioni difficili”.
“Trasmettiamo una preoccupazione per tutti quelli che avevano dei dossier in corso, l’angoscia di chi ha figli già nati e non sa più se può registrarli e degli interrogativi che, anche passata la prima parte emotiva, rimangono integri rispetto alla lettura del dl e della relazione che lo accompagna”.
“Fino al 27 marzo le promesse di futuro erano molto esplicite in una direzione, si tratta di migliaia di persone che hanno preso sul serio una legge dello stato italiano e hanno organizzato la loro vita sulla base di quello che lo stato italiano prometteva”.
“Sul tema della necessità di una riforma c’era il consenso generale del nostro Consiglio, ciò che ci orientava e ci orienta ancora è quello che viene definito un legame effettivo, che, al di là dei criteri individuati, debba incentrarsi sul concetto di cittadinanza consapevole, cioè che si accompagna con una conoscenza della lingua e della cultura del Paese, della Carta costituzionale e della vita civile del Paese”.
“Unire insieme il limite di due generazioni e l’inizio della discendenza da un nato in Italia è estremamente restrittivo, non lo diciamo soltanto per una trasformazione che restringe la platea in modo inaspettato e che siamo noi a dover comunicare. Ma lo diciamo anche – ha aggiunto – dal punto di vista giuridico”.
“Siamo molto contrari al mantenimento in questo senso del nato in Italia con le due generazioni” ha proseguito.
Per la segreteria generale del CGIE il tema della nascita sarebbe “una discriminazione secondo la residenza che pone dei temi costituzionali”, mentre sarebbe prioritario lavorare sul “collegamento effettivo”.