È cominciato il percorso di conversione parlamentare del decreto-legge sulla cittadinanza.
La stretta sullo ius sanguinis è stata incardinata nella commissione Affari costituzionali del Senato, la stessa da cui era partito il cammino dell’autonomia differenziata, con previsione di approdo in aula il 6 maggio e voto entro l’8, così da permettere il passaggio alla Camera allo scopo di completare l’approvazione in tempo per la scadenza del 27 maggio.
Il cronoprogramma è contestato dal centrosinistra, non condividendo i caratteri dell’urgenza per una riforma di questa rilevanza, mentre il centrodestra rimane spaccato tra la difesa di Forza Italia e le critiche della Lega.
La prima firma del testo è della premier Giorgia Meloni, che l’ha promosso insieme al vicepremier Antonio Tajani ed al ministro Matteo Piantedosi.
Tuttavia nell’opinione pubblica, in particolare quella brasiliana dove monta la protesta più vistosa, l’iniziativa è associata soprattutto a Tajani, per questo sempre più bersaglio delle invettive da parte degli oriundi, che lo definiscono il “decreto della vergogna”.