“La nuova normativa in materia di acquisto della cittadinanza italiana per matrimonio ha introdotto, per il richiedente, il requisito della conoscenza della lingua italiana e non ha previsto un adeguato regime transitorio per chi avesse già avviato l’iter per la domanda”. Per tali ragioni, la senatrice Francesca Alderisi (FI), eletta nella Circoscrizione Estero, in Nord e Centro America, oggi ha presentato un’interrogazione a risposta scritta ai Ministri Matteo Salvini e Enzo Moavero Milanesi accogliendo le richieste pervenute da molti italiani all’estero.
“Deve essere considerato – afferma la senatrice – che per i residenti all’estero la documentazione da produrre è particolarmente articolata e corposa; comprende certificati emessi da autorità straniere che devono essere presentati con relativa traduzione legalizzata presso i consolati e che prevedono un limitato periodo di validità. Inoltre, all’estero la rete degli istituti di istruzione o enti certificatori abilitati a rilasciare gli attestati di conoscenza della lingua italiana è poco ramificata e comunque non ancora in grado di rilasciare la certificazione richiesta in tempi compatibili con il periodo di validità dei certificati”.
Nell’interrogazione Alderisi chiede che “chi all’entrata in vigore della nuova normativa avesse in corso di accettazione la richiesta d’acquisto della cittadinanza per matrimonio avendo già presentato regolare domanda all’autorità consolare, possa produrre l’attestato di conoscenza della lingua italiana entro un termine commisurato in base all’effettiva capacità” della rete di enti certificatori di “rilasciare detto attestato e che detto termine di validità sia riconosciuto anche a chi si sia visto respingere la domanda dall’autorità consolare per la sola mancanza dell’attestato della conoscenza della lingua italiana qualora tra la documentazione allegata risulti almeno un certificato rilasciato” prima dell’entrata in vigore della nuova normativa.
“Spero che il Governo – conclude la senatrice – si mostri sensibile a delle problematiche che, ancorché poco note, interessano tanti cittadini italiani residenti all’estero creando disagi ai loro nuclei familiari che hanno investito tempo e denaro nel procurarsi la documentazione necessaria ed ora si vedono invalidare la propria domanda”.