Francesca La Marca in una nota diffusa a mezzo stampa, che riportiamo più sotto integralmente, punta il dito contro il MAIE di Ricardo Merlo e pure contro il nostro quotidiano online. Perché la deputata Pd ce l’ha tanto con il Movimento Associativo Italiani all’Estero e con ItaliaChiamaItalia? La questione è quella della cittadinanza italiana.
All’ultima Plenaria CGIE, come abbiamo puntualmente riportato, La Marca ha detto chiaro e tondo che vorrebbe limitare la trasmissione di cittadinanza ius sanguinis alla seconda generazione, ovvero ai nonni. Parole sue, mica nostre. Dichiarazioni della parlamentare del Partito Democratico, non certo del Sottosegretario agli Esteri e presidente del MAIE, Sen. Ricardo Merlo, il quale invece si è subito smarcato e ha replicato chiaro e tondo: “Lo ius sanguinis non si tocca”.
Nella sua nota odierna La Marca prova a rimangiarsi in parte ciò che ha detto, oppure a minimizzare: “Dichiarazioni personali, non a nome del partito”, dice. Si vede che qualcuno le ha tirato le orecchie; probabilmente tra questi c’è anche Fabio Porta, già deputato dem, oggi coordinatore Pd in Sud America, che sa quanto male possono fare le parole di La Marca nella propria ripartizione elettorale. Le vada a dire in Brasile o in Argentina certe cose, la deputata residente in Canada.
Francesca, e questo ci dispiace molto, se la prende anche con noi poveri cristi che non facciamo altro, ogni santo giorno, che seguire il suo lavoro come quello dei suoi colleghi. “Gazzettieri” ci chiama. Bah. Da oltre 13 anni ormai investiamo tempo e denaro per dare spazio sulle nostre pagine a tutte le voci e a tutte le opinioni. Anche a quelle di La Marca (e continueremo a farlo). Ci sia consentito almeno, quando lo riteniamo opportuno, dire la nostra.
Nel caso in questione, abbiamo semplicemente riportato i fatti: La Marca ha detto ciò che ha detto e questo nessuno potrà mai cancellarlo. Per il resto, l’unico giudizio che ci interessa davvero è quello dei lettori.
Qui di seguito, nella “gazzetta” ItaliaChiamaItalia, la nota integrale dell’On. Francesca La Marca, se ancora vi interessa.
LA MARCA: LE FALSIFICAZIONI DEL MAIE SULLA CITTADINANZA CERCANO DI COPRIRE IL VUOTO DI RISULTATI PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO
È triste, ma non sorprendente, vedere che per distogliere l’attenzione dal vuoto assoluto nelle politiche per gli italiani all’estero e dai gravi passi indietro che si stanno facendo in tema di rappresentanza e di lingua e cultura, si usi sistematicamente il metodo della falsificazione delle posizioni degli altri creando casi mediatici destinati ad esplodere come bolle di sapone.
L’ultimo in ordine di tempo di “Italiachiamaitalia”, la nota gazzetta di propaganda al servizio del MAIE e del Senatore Merlo, riguarda la cittadinanza e l’accusa fatta al PD di essere favorevole alla limitazione del riconoscimento a due generazioni. La bolla d’aria sarebbe poggiata su una mia dichiarazione, fatta durante l’assemblea del CGIE, in cui, come risulta dai resoconti delle agenzie e da un mio comunicato, mi sono soffermata su una serie di questioni, tra le quali la cittadinanza.
Ebbene, in quella occasione ho detto chiaramente che parlavo di quell’aspetto della cittadinanza a titolo personale. In secondo luogo, parlavo di una condizione per riaprire i termini per far riacquistare la cittadinanza a chi è nato in Italia e l’ha perduta per ragioni di lavoro all’estero. In terzo luogo, il PD non si è mai espresso ufficialmente nel senso indicato dai gazzettieri né con dichiarazioni politiche né con proposte di legge o di governo. In quarto luogo, le mie stesse proposte di legge ufficialmente presentate parlano di riacquisto per chi è nato in Italia (“Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di riacquisto della cittadinanza”, n° 221, 23 marzo 2018) e per le donne che l’hanno perduta, e per i loro discendenti, a seguito di matrimonio con stranieri (“Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di riacquisto della cittadinanza da parte delle donne che l’hanno perduta a seguito del matrimonio con uno straniero e dei loro discendenti”, n° 222, 23 marzo 2018). Non altro.
A titolo strettamente personale e come stimolo alla discussione, ho detto e penso che sia arrivato il momento di una riflessione organica relativa alla normativa sulla cittadinanza in vista di una riforma del sistema. Anche per evitare che la questione sia dilaniata e peggiorata a piacimento, come è accaduto di recente con il decreto Sicurezza per coloro che la richiedono per matrimonio. Una discussione da fare senza tabù e partendo dai diritti, come sono quelli di chi è nato in Italia e l’ha perduta solo perché emigrato. Ma, ripeto, si tratta di stimoli alla discussione e al confronto, di idee personali che riguardano me e non altri, che dunque non possono essere attribuite ufficialmente al partito nel quale milito.
Capisco come le idee possano dare inquietudine e spavento a chi, in mancanza di fatti, è costretto a costruire una linea politica sulle falsificazioni. Non sorprende quando la politica diventa caciara e propagandismo, ma è triste per la democrazia e per la dignità delle istituzioni.