Una settimana fa la Commissione Affari Esteri della Camera ha approvato l’ennesimo ordine del giorno (ODG) che sottolinea l’esigenza di destinare una parte degli introiti derivanti dalla riscossione della tassa di 300 euro per le richieste di cittadinanza al rafforzamento, in termini organizzativi e di incremento di personale, delle strutture consolari più esposte.
Ricordiamo che con la nuova legge approvata dalla Camera gli immigrati in Italia pagheranno 200 euro, ossia il 33% in meno della somma che paga un cittadino che chiede la stessa cosa all’estero; ciò ci discrimina e potrebbe essere addirittura anticostituzionale.
La notizia dell’approvazione di questo ODG veniva data da un eletto all’estero come “un nuovo importante passo” nella battaglia per il rafforzamento dei consolati e per l’azzeramento delle lunghe attese. Negli ordinamenti tributari di qualsiasi stato di diritto, la tassa è una tipologia di tributo dovuta dai privati cittadini allo Stato, che si differenzia dall’imposta in quanto applicata secondo il principio della controprestazione: si tratta di un pagamento del privato dovuto come corrispettivo per la prestazione a suo favore di un servizio pubblico offerto da un ente pubblico.
La tassa dei 300 euro è riscossa dallo Stato (tramite i Consolati) ormai da più di un anno e mezzo, e nonostante ciò la controprestazione viene ancora negata: continuano ad esistere code per la presentazione dell’istanza di riconoscimento della cittadinanza, e chi riesce a presentarla deve aspettare anni prima che la stessa gli venga riconosciuta. Ci chiediamo: è questa la tassa di uno Stato di diritto o un nuovo criterio di attribuzione della cittadinanza? E’cittadino solo chi può pagare e ha tempo per aspettare?
Non è la prima volta che un ordine del giorno come questo viene approvato da una Commissione o addirittura dall’Assemblea di Camera o Senato, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti: il diritto continua ad essere negato.
Questi ordini del giorno altro non sono che un rituale espiatorio, compiuto da un gruppo di parlamentari eletti all’estero che così mettono un po’ in pace la loro coscienza prima di votare un’altra volta una legge finanziaria che mantiene la tassa mentre al tempo stesso riduce (non incrementa, riduce!) le risorse per le strutture consolari.
Questi stessi parlamentari, che giustificavano l’introduzione di questa tassa perché gli introiti avrebbero potuto essere destinati all’incremento del personale nei Consolati, sono quelli che poi l’hanno votata senza il corrispettivo incremento delle risorse consolari, e che ora credono di lavarsi la coscienza con degli ordini del giorno – che altro non sono che carta straccia – con i quali chiedono al Governo se sia il caso di valutare se sia possibile destinare “almeno una parte” dei 300 euro per l’incremento del personale. Troppi se!
Almeno questa volta il comunicato stampa ce l’hanno risparmiato e si sono limitati a post nelle loro bacheche personali su Facebook.
Se davvero si vuole fare un importante passo in questa direzione, che votino invece contro una finanziaria che contiene l’ennesimo taglio alle risorse per gli italiani all’estero, si astengano dal presentare ordini del giorni buoni a nulla e soprattutto la smettano di prendere in giro gli italiani nel mondo!
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