“Il diritto di riscossione sulle procedure di riconoscimento e concessione della cittadinanza, (di questo si tratta, non di una generica “tassa sulla cittadinanza”), rappresenta per tutti, non solo per noi, una sfida per un modo più moderno ed efficace di usare le (poche) risorse disponibili. Per questa ragione occorre evitare demagogie e populismi, forse comodi ma non adatti a risolvere i problemi, e lavorare sul terreno concreto dell’innovazione e delle riforme. Lo dico al MAIE, di cui pure ho apprezzato l’impegno a sostegno del Sì in vista del prossimo appuntamento referendario”. Così in una nota Marco Fedi, deputato Pd eletto oltre confine e residente in Australia.
“I fatti sono noti. La legge 23 giugno 2014, n. 89, di conversione del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, recante misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale, ha introdotto con l’articolo 5bis un diritto da riscuotere per il trattamento della domanda di riconoscimento della cittadinanza italiana di persona maggiorenne, pari a euro 300,00.
In altri Paesi, l’imposizione di un diritto di riscossione per il trattamento della domanda di cittadinanza non è una novità: in Australia vige una tassa di circa $285, in Canada di $530, nel Regno Unito di £1236, solo per citare alcuni esempi. Si tratta quindi di una tariffa consolare per un lavoro di ricostruzione di una pratica che spesso è molto complessa e riguarda più generazioni”.
“La demagogia e il populismo portano ad una critica confusa che è quasi sempre avara di risultati positivi, anzi avara di risultati. Ricordiamo che le amministrazioni centrali dello Stato, dall’Argentina al Brasile passando per l’Australia e la Germania, raramente destinano proventi pubblici da tariffe e diritti consolari o da percezioni in genere, a tipologie mirate di spesa pubblica. Riuscire a farlo per la nostra presenza nel mondo, per i servizi consolari, è l’obiettivo che deve unirci, non dividerci per godere i frutti effimeri di qualche piccola polemichetta strumentale. Consapevoli che solo destinando una parte di quelle risorse alla gestione delle pratiche consolari sarà possibile ridurre i tempi di attesa e le lungaggini burocratiche”.
“L’azione concreta – sottolinea Fedi in conclusione – è quella che deve mirare alla riforma. Questo ci chiedono le migliaia di persone che hanno firmato una petizione popolare che sollecita il Governo a intraprendere questa azione riformatrice, ponendo al centro della spesa pubblica i cittadini e i loro diritti e restituendo a questi una debita quota, proporzionale e solidaristica, delle risorse che essi stessi hanno contributo a generare”.
Discussione su questo articolo