Non è la prima volta che l’On. Francesca La Marca – Pd, eletta in Nord e Centro America – interviene su temi relativi al riconoscimento della cittadinanza dei nati all’estero. L’ha fatto a luglio dell’anno scorso quando sostenne la necessità di limitare la trasmissione della cittadinanza italiana alla seconda generazione (i nonni). Proposta che in Sudamerica naturalmente suscitò non poche critiche. Forse per questo (o sarà perché il suo partito sta pensando di unire le circoscrizioni America Settentrionale e America Meridionale in una sola per l’elezione dei prossimi parlamentari all’estero?) ora improvvisamente appare interessata a dimostrare che ha a cuore il riconoscimento della cittadinanza delle terze e quarte generazioni. Che l’abbia accompagnata l’on. Angela Schiró – Pd, eletta in Europa – è molto difficile da comprendere, salvo che l’idea sia quella di una sola ripartizione elettorale, e che quest’ultima stia a caccia disperata di voti in Sudamerica.
Le due deputate hanno quindi presentato un’interrogazione su di un argomento specifico relativo alla situazione nel Consolato di Rosario.
La difficile situazione del Consolato di Rosario, per quanto riguarda le richieste di ricostruzione di cittadinanza, è cosa risaputa da molto tempo; ci sono tempi d’attesa anche di molti anni per poter essere chiamati per la consegna della documentazione.
La riorganizzazione del servizio che quest’anno avrebbe dovuto risolvere buona parte del problema è stata neutralizzata dalla pandemia e la necessità di dividere l’Ufficio in due gruppi di lavoro. Si è creato quindi un gruppetto di persone che sono riuscite a trovare un appuntamento nel prenota on line e che da un paio di anni aspettano la risoluzione della loro pratica.
In tutti questi anni, l’On. La Marca su questa situazione ha taciuto (Schiró è stata eletta solo due anni fa). Ma ora La Marca ha la fortuna che sia al Ministero degli Esteri sia a quello dell’Interno non ci siano ministri del PD, pertanto ora sì può parlare. Non potevano farlo prima, le dem. Si sa, che c’é la regola non scritta dei soldatini di partito: mai disturbare con interrogazioni i compagni Ministri.
Perciò ora interrogano l’ignaro Ministro dell’Interno (cosa c’entra con i Consolati?) e non quello dell’Economia e Finanza, responsabile di definire l’ammontare del budget destinato a rafforzare l’assunzione di nuovo personale da destinare ai Consolati. Il Ministro dell’Economia è iscritto al PD: figuriamoci se le nostre deputate rischiano la candidatura alle prossime elezioni, con una interrogazione banale e demagogica, fatta solo per raccogliere facili applausi e accontentare i loro pochi militanti!
Le nostre onorevoli domandano ai Ministri “quale sia la reale dotazione del personale del Consolato di Rosario?”. Una domanda inutile, in quanto facile da rispondere, se si consulta l’Annuario Statistico disponibile sul sito web della Farnesina; o se si vuole conoscere la vera situazione e i dati aggiornati è sufficiente alzare il telefono e domandare al rispettivo Console. Oppure ai rappresentanti di Comites e Cgie, per capire qual è la vera situazione.
Ma il vero obiettivo è quello della facile demagogia. In realtà, purtroppo accade che se si approfondisce una problematica poi ci si deve impegnare a risolverla, e certamente le due onorevoli sono lungi dal voler correre il rischio di dover studiare la situazione e trovarvi una soluzione, il rischio è proprio quello di dover lavorare. Ma si sa, fare il lavoro dovuto non fa notizia – notizia è fare un’interrogazione.
Le onorevoli La Marca e Schiró, evidentemente sprovvedute, forse non sanno – anche se è di pubblico dominio da anni – che il Consolato di Rosario è quello che ha il rapporto più alto di connazionali per dipendente impiegato, superando i 10 mila cittadini AIRE per impiegato. Non avrebbero certo bisogno di chiederlo al Ministro, basterebbe rimanere nelle Assemblee Cgie, dopo aver fatto il solito personale discorsetto, ad ascoltare gli interventi dei Consiglieri Cgie e dei funzionari delle DGIT e DGRI quando si trattano questi argomenti.
La verità è che nonostante questa realtà e nonostante la pandemia, il Consolato ha continuato anche quest’anno a trattare le pratiche di cittadinanza, abilitando la consegna via posta della documentazione. Inoltre, esso ha realizzato delle riunioni con i rappresentanti delle persone in attesa della risoluzione della pratica per informarli dello stato delle loro pratiche. Certo, dovuto alla quantità di pratiche accumulate e richiedenti in attesa di poter consegnare, i tempi di risoluzione sono troppo lunghi; il problema però non si risolve con delle interrogazioni, ma con l’adozione di provvedimenti utile ad assumere nuovo personale.
Proprio a proposito di quest’ultimo aspetto fa “tenerezza” per la disarmante impreparazione, l’altra domanda che le onorevoli rivolgono ai Ministri degli Esteri e dell’Interno: “se il Governo non intenda adottare iniziative per alzare la percentuale di trattenuta delle percezioni derivanti dal versamento del contributo dovuto per le pratiche”.
Chi vive in loco la problematica la conosce da tempo e sa bene che né la tassa di cittadinanza né la conseguente percentuale destinata ai Consolati hanno risolto il problema e non lo risolveranno. Perché ribadiamo, data la natura sensibile della questione, la situazione non si risolve con l’assunzione di digitatori, ma con l’assunzione di personale di ruolo che abbia le competenze per trattare una pratica di riconoscimento di cittadinanza. Pertanto, se l’interrogazione è un valido strumento normativo utile per sollecitare l’assunzione di personale da destinare ai Consolati, essa non va rivolta al Ministro degli Esteri o a quello dell’Interno, bensì all’unico che potrebbe fornire delle risposte: il Ministro dell’Economia e Finanza. E qui torniamo a bomba del discorso: le onorevoli in questione non possono farlo, perché il Ministro della Economia è un loro collega di partito.
Ció che sì invece possono fare in qualità di Onorevoli deputate, nel caso in cui la prossima Legge finanziaria, che si incomincia a discutere in Parlamento, non contenga le norme e i fondi volti all’assunzione del nuovo personale, è di votare contro anche se il loro partito ordina di votare la fiducia. Si vedrà.
Franco Tirelli – Coordinatore Nazionale MAIE Argentina
Mariano Gazzola – Coordinatore MAIE America Latina