Nella comunità italiana, l’ultimo decreto secondo il quale ogni discendente che voglia ottenere la cittadinanza, dovrà pagare precedentemente la somma di 300 euro, ha provocato una serie di polemiche. Aldilà di alimentarle, vorremmo analizzare, con un certo criterio, la situazione.
Non è soltanto l’Italia che riscuote una somma di danaro per l’ottenimento di una cittadinanza. Ci sono altri paesi come, ad esempio, la Romania, che riscuote lo stesso importo. Potremmo anche sostenere che sia ingiusto che, coloro che non possono spendere 300 euro a cittadinanza, non potranno nemmeno fare domanda, ma è anche vero che non è giusto che si acquisti una cittadinanza “per convenienza” come siamo abituati a vedere da troppi anni.
Avere la cittadinanza italiana (molti la chiamano anche la cittadinanza comunitaria) significa poter lavorare in qualsiasi paese dell’UE, entrare senza visto negli USA per diventare illegale in pochi mesi o semplicemente “sentirsi europeo”!
Se in Uruguay, su oltre 100.000 cittadini italiani, soltanto 6.000 sono nati in Italia, perché l’Italia dovrebbe “regalare” cittadinanze ovunque? Forse perché, tanti genitori, nonni o bisnonni, si sono ricordati nel giro di 15 anni che essere italiano dà qualche vantaggio economico?
Sarebbe molto più sano applicare, ad esempio, la legge spagnola, che concede la cittadinanza fino al nonno al massimo. Noi, invece, andiamo avanti con una legge del 1912, una legge che ha oltre un secolo e che prevede che, con un certificato di nascita o uno di battesimo, non ci sono limiti di tempo per realizzare una pratica e quindi poter ricostruire il proprio albero genealogico!
Perché non impariamo da altri paesi molto più seri, come gli USA, dove bisogna saper parlare l’inglese e giurare su una bandiera, per ottenere la cittadinanza, sempre e quando ci siano tutte le prerogative d’idoneità.
Chi vuole essere italiano, che faccia qualche sforzo… l’Italia ne ha già fatti tanti, concedendo cittadinanze a milioni di persone senza far pagare nulla e durante tantissimi decenni. Signor discendente, non si offenda, ma essere italiano è un onore, non un business!
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