Monica Cirinnà, Senatrice del PD, sulle polemiche per la sua foto con il cartello ‘Dio, patria e famiglia: che vita de merda’, parlando a Radio Cusano Campus ha detto: “Io ho partecipato alla manifestazione di ‘Non una di meno’ a Roma l’8 marzo. Spesso in contesti pubblici mi viene chiesto di fare selfie, foto. Quindi mi sono trovata lì in piazza con queste ragazze meravigliose e ci siamo fatti una foto”.
“E’ chiaro che quel cartello non me lo sono portato io da casa, ma ne sposo i contenuti. Quello è un cartello che richiama slogan fascista con una visione della donna oscurantista. Io mi ritrovo tutti i giorni in Commissione a combattere contro Pillon, non filtra fuori dai palazzi l’oscurantismo che soffia per colpa di questo governo sulla situazione delle donne e di tutte le persone che chiedono diritti in questo Paese. Quel cartello era appropriato in quel contesto. Detto questo, se qualcuno si è urtato mi dispiace, ma io rivendico la mia libertà di poter esprimere quello che penso. Dopodichè dico anche: grazie Salvini! Lui mi ha dato una visibilità pazzesca, grazie alla Bestia di Salvini ieri sono stata trend topic su twitter, ma quando mi ricapiterà più?”.
“I commenti offensivi nei miei confronti? Chi va sulla bacheca di Salvini deve saperla leggere quella bacheca. Salvini è un grande utilizzatore dei social, ma la sua macchina ‘La bestia’ utilizza centinaia di migliaia di follower inesistenti, cioè troll comprati, profili russi, cinesi, che non corrispondono a persone in carne ed ossa. Andatevi invece a leggere i commenti di persone vere che hanno apprezzato”.
Sulla proposta di Salvini di riaprire le case chiuse. “Io sono per la libertà e per riconoscere l’autodeterminazione delle donne sempre. Siccome la prostituzione non è un reato, credo che le donne vadano lasciate libere. Se c’è qualcuna che per scelta libera decide di prostituirsi, ciò non deve essere coercito in nessun modo. Sono contraria alle case chiuse e alla prostituzione in strada, dobbiamo guardare ai Paesi del Nord Europa dove sono riconosciuti gruppi di lavoratrici che esercitano in maniera regolare, senza che qualcuno si strappi le vesti perché questa è cosa contro la morale”.