Reagire a ‘vecchi modelli, creati da uomini secoli fa attraverso le favole, che ancora ci influenzano, come l’attesa del principe azzurro, dell’uomo che ti cambi la vita… Anch’io ci ho creduto da ragazza, pur essendo cresciuta con genitori impegnati socialmente e ideali femministi. Cosi’ abbiamo avuto voglia di reinventare certe idee, adattandole alla societa’ di oggi’. E’ stato questo, spiega la regista Agnes Jaoui, il punto di partenza per Quando meno te lo aspetti, la commedia scritta e interpretata con il suo partner da piu’ di 20 anni Jean-Pierre Bacri, in uscita il 6 giugno in 70 copie distribuita da Lucky Red.
Il film, visto in Francia da un milione di spettatori, riunisce per l’ottava volta Jaoui (che ha da qualche anno anche una carriera di cantante) e Bacri, coppia artistica con un legame profondo anche nella vita (non vivono piu’ insieme, ma condividono sempre una grande complicita’). Un sodalizio che e’ valso loro, fra gli altri riconoscimenti, undici Cesar, una candidatura all’Oscar per Il gusto degli altri (2001) debutto alla regia della Jaoui (classe 1964), dopo quattro film scritti per registi come Alain Resnais e Cedric Klapisch, e il premio per la sceneggiatura a Cannes per Cosi’ fan tutti (2004).
Stavolta utilizzano la formula amata della commedia corale, con oltre 230 citazioni piu’ o meno esplicite di favole, da Biancaneve a Cappuccetto Rosso, da Pinocchio ai film Disney, per riflettere e sorridere su ‘miti’, credenze, ‘illusioni’ e superstizioni. Tra i personaggi, ci sono Laura (Agathe Bonitzer), giovane alto-borghese (figlia di un capitano d’industria e di una 62enne con la faccia ‘congelata’ da plastiche e botulino) che cerca ostinatamente il principe azzurro; Sua zia Marianne (Jaoui), attrice sfortunata e separata, con una figlia in preda a furore religioso, che si mantiene preparando recite con i bambini; Sandro (Arthur Dupont), timido compositore con pochi mezzi e suo padre Pierre (Bacri), uomo iper-razionale che cede alla paura quando si rende conto di quanto sia vicina la data della sua morte, predettagli anni prima. E non manca il ‘lupo cattivo’ Maxime (Benjamin Biolay), affascinante seduttore.
‘Da piu di 20 anni io e Jean-Pierre (con cui sta gia’ lavorando a un nuovo film, ndr) scriviamo insieme e avevamo paura di ripeterci, di annoiare. Abbiamo cercato quindi qualcosa che divertisse noi e il pubblico. E’ stato molto liberatorio anche per me come regista’. Nel film sono tanti gli elementi autobiografici, ‘dalla mia paura di guidare e dai miei problemi con la tecnologia al fatto che a Jean-Pierre realmente qualcuno ha avuto la ‘buona idea’ di predire la data della sua morte.
Sarebbe nel 2015… ma il giorno non lo dico, senno’ mi agito’.
A chi le chiede un parere sulla dichiarazione di Roman Polanski, secondo cui le donne sarebbero oggi troppo ‘mascolinizzate’, la Jaoui risponde con una battuta: ‘A Polanski le donne piacciono molto femminili e anche molto infantili… Ancora oggi siamo vittime di stereotipi e a volte ne siamo anche complici. Le convenzioni ci condizionano tutti, e sono una scusa che utilizziamo per non cambiare’. Per questo, ‘servono modelli nuovi, da creare attraverso l’arte, un libro, un film. E sarebbe importante che l’Italia, che ha avuto cosi’ grandi cineasti e ne ha anche oggi per quanto i loro film si vedano meno, si aggiunga alla Francia e agli altri Paesi che si battono per mantenere il cinema e gli altri prodotti culturali fuori dall’accordo commerciale Ue-Usa che vorrebbe trattarlo come qualunque altra merce’.
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