Alla 48/a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro (25 giugno-2 luglio), diretta da Giovanni Spagnoletti, nella grande varieta’ dei documentari due sono dedicati a Cina e Italia, o meglio a emigrazione e integrazione viste da prospettive diametralmente opposte. Si tratta di ‘Giallo a Milano’ di Sergio Basso, che racconta la comunita’ cinese della capitale lombarda, e di ‘Grandi speranze’ di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, sulla storia di alcuni imprenditori italiani impegnati in Cina.
Il documentario di Basso e’ raccontato nello stile del ‘giallo’ e coinvolge cinesi di ogni eta’ e vocazione: da un anziano calligrafo fino a Miss Cina in Italia. E tutto per rappresentare fedelmente, e con passione, la comunita’ cinese di Milano (una delle piu’ importanti d’Europa ormai arrivata alla quinta generazione) dal suo interno. Basso, profondo conoscitore della lingua e della cultura cinese (e’ stato anche aiuto regista di Gianni Amelio per ‘La stella che non c’e’) da’ voce e forza alle parole dei suoi venti protagonisti, scardinando pregiudizi e malintesi che vogliono la comunita’ cinese tradizionalmente chiusa e refrattaria all’integrazione. Il documentario si avvale anche di documenti originali, come le fotografie in bianco e nero dei primi immigrati degli anni Venti o i filmini in Superotto dei loro discendenti, e impiega tecniche multiple fino all’uso dell’animazione quando, a raccontare la sua storia, e’ un collaboratore di giustizia.
‘Grandi speranze’, all’opposto, punta sulle avventure di tre giovani rampanti imprenditori italiani all’estero, due dei quali tentano fortuna in Cina. Le loro carriere sono ad un punto di svolta, ma non conoscono ancora la direzione che prenderanno. Intanto, pero’, tra riunioni, scrivanie e palazzi di cristallo, prendono vita i ritratti di manager piu’ per eredita’ che per vocazione, i quali cercano di imporre a impassibili lavoratori cinesi i metodi di lavori occidentali, vivendo di grandi speranze e… cattivi pensieri.
Non ci sono eroi tra i ‘leader del futuro’, ma esistenze che cercano di soddisfare ambizioni spesso eccessive. Nelle mani di D’Anolfi e Parenti, coppia di cineasti che ha avuto modo di perfezionare la propria sintonia fin dai promessi sposi del 2006, l’arma dell’ironia si fa politica ed e’ tagliente come non mai.
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