Il governo cinese ha ‘costruito’ il caso contro Bo Xilai, il leader sospeso martedí dal comitato centrale dopo che sua moglie e’ stata accusata di omicidio, attraverso un sapiente uso di Internet. Lo sostiene Michael Anti, uno dei piu’ conosciuti blogger cinesi, che ha una teoria tutta sua sullo sviluppo della rete in Cina. ‘Il governo ha capito che deve usare i social network per raggiungere i suoi fini’, ha spiegato il blogger parlando con un gruppo di giornalisti oggi a Pechino.
Secondo Anti, il cui vero nome e’ Jing Zhao e ha 37 anni, e’ proprio il governo di Pechino l’unica fonte dietro alle ‘rivelazioni’ sulla moglie di Bo Xilai, venute prima dai weibo, i siti di microblogging cinesi, e solo in seguito da inchieste dei giornalisti stranieri e dei blogger cinesi.
La moglie di Bo, Gu Kaili, 53 anni, e’ indagata per l’omicidio di Neil Heywood, un uomo d’ affari britannico morto in circostanze oscure in novembre, a Chongqing, la metropoli nella quale Bo Xilai ricopriva fino al mese scorso la carica di segretario generale del Partito.
Secondo le accuse Gu aveva avuto ‘contrasti d’ affari’ con Heywood, 41 anni, un nuomo dai legami poco chiari con i servizi segreti britannici. Anti ha affermato che nel suo uso dei ‘weibo’, i messaggi brevi che in Cina sostituiscono Twitter fuorilegge, il Partito e il governo cinesi hanno usato una tattica antica, elaborata sette decenni fa da Mao Zedong, il fondatore del Partito Comunista Cinese e della Repubblica Popolare.
Per loro Internet e’ ‘un campo di battaglia che deve essere occupato, non eliminato’, spiega il blogger. Di conseguenza, le autorita’ cinesi ‘non chiuderanno mai’ Internet e i weibo, che sono diventati per loro uno strumento prezioso per lanciare campagne politiche come quella contro Bo Xilai e per ‘avvertire’ i dirigenti e i militanti del Partito di quello che si prepara.
Per dimostrare la sua tesi, Anti ha ricostruito la diffusione della storia di Heywood. La prima notizia, secondo il blogger, sarebbe stata inviata ad alcuni giornalisti cinesi e stranieri dal telefono cellulare di Wang Lijun, il ‘superpoliziotto’ ex-alleato di Bo Xilai dal cui arresto, in febbraio, sono partite le indagini su Bo e la sua famiglia.
‘Il messaggio – sottolinea Anti – e’ stato inviato quando Wang era gia’ detenuto’. La riprova dell’uso governativo dei weibo, ha proseguito il blogger, e’ che in Cina non si e’ sviluppato un movimento pro-democrazia come quelli che hanno portato l’anno scorso alle ‘primavere’ arabe. ‘E’ tutto centralizzato e gli spazi di liberta’ che si aprono sono anch’ essi funzionali alle campagne politiche’, sostiene il blogger.
Anti non esclude che lo stesso Bo Xilai verra’ presto coinvolto nell’omicidio di Heywood. Nelle notizie diffuse dall’ agenzia Nuova Cina, che martedí ha dato notizia della sospensione di Bo dal comitato centrale e delle accuse contro sua moglie, la donna viene chiamata non ‘Gu Kailai’ ma ‘Bogu Kailai’, cioe’ anteponendo al suo il cognome del marito. Un’ usanza di alcune regioni della Cina caduta in disuso da decenni, che e’ stata rispolverata per sottolineare che la donna ha importanza nella vicenda non tanto in quanto individuo ma soprattutto in quanto moglie di Bo Xilai.
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