Apprendo dai giornali dei disordini, a mio avviso ingiustificati ed improduttivi, verificatisi durante la prima edizione del Giro della Padania di ciclismo professionistico. Gli atleti, e non solo, sono stati insultati e ostacolati nel bel mezzo delle loro fatiche agonistiche da esaltati politici, i quali pare siano accecati dall’iniziativa sportiva filoleghista.
Vorrei ricordare a chi non segue il ciclismo, ma anche a chi lo segue, che in tutto il mondo esistono gare di livello internazionale che portano nomi di regioni o macroregioni. In Spagna ad esempio esistono da decenni il Giro di Catalogna e il Giro dei Paesi Baschi; in Belgio il Giro delle Fiandre, in Canada il Giro del Quebec. E numerose sono in Italia le classiche ormai secolari come i giri di Lombardia, Piemonte, Lazio, la Tirreno Adriatico, il Giro di Sardegna, della provincia di Reggio Calabria, del Friuli, dell’Emilia, del Trentino, dell’Appennino, di Toscana, dell’Umbria, praticamente esiste un Giro per ogni regione. La Tre Valli Varesine, la Settimana Bergamasca, ecc.
Insomma, intendo dire che se accostiamo ogni gara ad una fazione politica, non arriveremo da nessuna parte. Per trasparenza posso dichiarare di essere amministratore di un vecchio gruppo facebook proprio finalizzato ad incentivare il Giro di Padania; credo di essere stato uno dei primissimi promotori in Italia e raccolsi in poche settimane circa 600 iscritti. Non lo decisi per ragioni politiche, ma lo considerai, come tifoso, un modo per “marcare” un territorio che ha visto nascere i più grandi campioni della storia del ciclismo: Coppi, Bartali, Moser, Saronni, Gimondi, Pantani, Binda, Adorni, Bugno, Bettini, Cipollini, Petacchi e chissà quanti altri. Anche nelle categorie minori vale lo stesso principio. Io stesso molti molti anni fa vinsi il Giro della provincia di Reggio Emilia a tappe, non per questo mi accusarono di essere filocomunista…avevo solo 14 anni!
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