Le crociate contro il cibo spazzatura potrebbero vedere una ‘alleanza’ tra medici e ambientalisti. Oltre ad essere deleteri per la salute, contribuendo alle epidemie di malattie croniche che fanno 30 milioni di morti l’anno nel mondo di cui molti evitabili, gli alimenti scarsi dal punto di vista nutrizionale sono anche quelli che hanno la maggiore ‘impronta ecologica’, come ha dimostrato uno studio pubblicato dal Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics.
I ricercatori francesi della Aix-Marseille Universite’ di Marsiglia hanno individuato una lista di 391 cibi industriali e non, calcolando per ognuno l’impronta ecologica basata su tre fattori, le emissioni di CO2, quelle di sostanze che causano piogge acide e quelle di ioni che inquinano mari e fiumi.
La qualita’ dal punto di vista nutrizionale e’ stata invece calcolata tramite il rapporto tra sostanze nutritive ‘buone’, come fibre, proteine e ferro, e quelle cattive, come sodio e zuccheri aggiunti. ”Tutti i cibi con le maggiori emissioni – scrivono gli autori – hanno mostrato anche il punteggio minore per la qualita”’.
Dei 56 cibi a base di carne, pesce e uova, ad esempio nessuno ha ottenuto un punteggio sufficiente in termini di sostenibilita’ ambientale, mentre dei 70 alimenti industriali con un alto tasso di grassi, sale e zuccheri solo due, i dessert a base di soia e la torta di semolino, sono risultati ‘amici’ dell’ambiente.
‘Bocciati’ anche quasi tutti i piatti pronti, mentre tra i latticini un buon rapporto tra apporto nutrizionale e sostenibilita’ e’ raggiunto solo da latte e yogurt.
Proprio la nutrizione errata, rileva l’Oms, e’ una delle cause principali di morte per malattie croniche non trasmissibili principali, cancro, diabete, malattie polmonari e cardiovascolari, la cui incidenza e’ in forte aumento in tutto il mondo. Nel 2010, ha calcolato l’agenzia, sono stati 28 milioni i decessi per i quattro ‘big killer’, mentre in assenza di correttivi, che potrebbero essere molto efficaci nel diminuire questo peso, nel 2025 la cifra crescera’ fino a 39 milioni.
Il problema e’ cosi’ sentito che nel 2011 l’Assemblea Generale ha approvato un documento in cui si chiedeva di agire contro i quattro ‘big killer’ con degli obiettivi precisi, come una riduzione del 30% dell’ammontare di sodio consumato o del 10% il consumo di alcol. I ricercatori dell’Imperial College di Londra hanno calcolato gli effetti ipotetici di un raggiungimento di questi obiettivi, ed e’ emerso che si potrebbe abbassare il rischio di morte prematura per malattie croniche del 22% per gli uomini e del 19% per le donne, un vantaggio che si tradurrebbe appunto in 37 milioni di morti evitate, di cui 16 in persone sotto i 70 anni.
”Con obiettivi piu’ ambiziosi – scrivono gli autori – la riduzione nel numero dei morti sarebbe ancora maggiore, toccando i 41 milioni”. Non tutti gli interventi, ha rivelato lo studio, avrebbero la stessa efficacia, con sigarette e pressione alta che sono risultati i fattori che porterebbero piu’ miglioramenti.
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