Lo scorso 27 novembre il deputato brasiliano Henrique Arantes (MDB), durante il suo discorso sulla situazione di Enel a Goiás, ha collegato l’Italia alla corruzione. In particolare, il deputato ha dichiarato, nell’Assemblea legislativa di Goiás (Alego), che i brasiliani hanno imparato qualcosa sulla corruzione dagli italiani, a causa della forte immigrazione. Non solo: Arantes ha anche parlato di un legame tra il governo italiano e la mafia. Successivamente, ha precisato che non era sua intenzione fare discriminazioni o accuse di stampo razzista. Troppo tardi.
Diego Mezzogiorno, consigliere della Camera di commercio e dell’industria italo-brasiliana, ha sottolineato che tantissime persone si sono sentite offese dalle parole di Arantes.
L’Ambasciata d’Italia a Brasilia ha espresso ferma condanna per le affermazioni rese dal Deputato Statale: “Tono e contenuti delle offese pronunciate costituiscono un grave oltraggio nei confronti della comunità di italiani e di italo-discendenti in Brasile, il cui contributo allo sviluppo delle relazioni amichevoli tra Italia e Brasile in ogni campo non può essere in alcun modo denigrato”, si legge in una nota della sede diplomatica.
Oggi Pasquale Matafora, candidato Pd in Sud America alle ultime Politiche, interviene dal Brasile su ItaliaChiamaItalia e lo fa con una lunga lettera aperta indirizzata proprio ad Arantes nella quale tra le altre cose scrive: “Non entrerò nel campo retorico ricordando la storia dell’Italia, culla del pensiero giuridico occidentale, né ricordando che l’attuale Ministro della Giustizia ha sangue italiano nelle vene e il Presidente della Repubblica è orgoglioso delle sue origini italiane così come gli oltre 40 milioni di italo-discendenti”.
“Ricordo semplicemente che nel suo stato, onorevole deputato, il settore agroalimentare, la principale fonte di risorse, è il risultato del sudore e del duro lavoro dei discendenti italiani che hanno lasciato il Sud per dissodare il Centro-Oeste brasiliano”.
E ancora: “In questi quattro decenni di vita in Brasile, Paese che mi ha accolto con grande affetto e verso il quale esprimo la mia eterna gratitudine, ho imparato a gestire con saggezza e equilibrio gli attacchi senza fondamento. Ho in serbo una frase perfetta che di solito uso in casi come questo: “ciò che viene dal basso non mi colpisce!”. E questo suo discorso non può contaminare la storia, la cultura e le persone di una nazione. Ora mi perdoni, ma le sue affermazioni non meritano ripudio, ma solo compassione e indifferenza, quella che è necessario avere nei confronti di coloro che perdono il controllo e la ragione”.
La conclusione di Matafora: “Sono molto dispiaciuto per ciò che è accaduto e forse, in questo preciso momento, Lei starà riflettendo e forse si sarà ravveduto. Se intenderà riparare sarei molto felice, dopo un suo segnale di sincere scuse, di poterLe stringere la mano e chiudere questo imbarazzante capitolo”.