È il lato B l’indiscusso protagonista della chirurgia plastica targata 2015. Lo si vuole soprattutto più tornito (rispetto al 2014, + 36% di aumento con le protesi e + 28% di aumento con il grasso del paziente), ma anche più “alto”, compatto e senza tessuti in eccesso, come dimostra l’aumento degli interventi di lifting ai glutei (+36%). La tendenza emerge forte e chiara dai dati statistici appena diramati dall’American Society of Plastic Surgeons ASPS, la più prestigiosa e rappresentativa associazione di chirurghi plastici del mondo, della quale la Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica SICPRE è l’unica gemellata italiana.
“Anche in chirurgia plastica – sottolinea il professor Giorgio De Santis, presidente SICPRE – gli Stati Uniti sono tradizionalmente anticipatori di tendenze. E infatti la maggiore attenzione al lato B si inizia a riscontrare anche in Italia, e in modo sempre più marcato. In contemporanea, dall’analisi dei dati americani emerge la fotografia di un mercato della bellezza vicino alla maturità: nel 2015 sono stati eseguiti 1,7 milioni di interventi di chirurgia estetica, con una crescita del 2%. E i trattamenti mini-invasivi, come infiltrazioni di botulino e filler, hanno raggiunto quota 14,202 milioni, anche in questo caso con un +2% rispetto al 2014”.
Glutei, attenzione ai numeri
Negli States come da noi, la maggiore attenzione prestata ai glutei rappresenta sicuramente un trend. “Ma questa osservazione non va disgiunta dal fatto che si tratta di numeri tuttora molto esigui – dice ancora De Santis, che rappresenta l’80% dei chirurghi plastici italiani -. Basti pensare che in base alle rilevazioni dell’ASPS, negli Stati Uniti nel 2015 sono stati eseguiti un totale di circa 22mila interventi ai glutei, cifra che comprende sia gli interventi di aumento con entrambe le tecniche, sia i lifting. Nello stesso anno e sullo stesso mercato, sono state effettuate oltre 279mila mastoplastiche. Come dire, lato A batte lato B 12 a 1, anche se il primo ha registrato una flessione”.
Seno: diminuiscono gli interventi di aumento, boom di lifting
Nel 2015 negli States sono state effettuate “solo” 279 mila mastoplastiche additive (-2% rispetto al 2014). Nonostante questo calo, l’intervento chirurgico che consente di aumentare il volume delle mammelle è ancora il più eseguito negli USA, con una crescita del 31% nel periodo dal 2000 al 2015. “Però, guardando bene le variazioni percentuali – precisa De Santis – la vera notizia viene dall’intervento di mastopessi, il lifting del seno, che è cresciuto del 7% rispetto al 2014 ma soprattutto dell’89% dal 2000 al 2015. Anche in Italia, l’intervento è sempre più richiesto perché grazie al miglioramento delle tecniche chirurgiche lascia dietro di sé cicatrici poco o per niente visibili e soprattutto perché permette, anche alle donne non più giovanissime, di sfoggiare un bel decolletée, eliminando la ptosi, cioè il cedimento dei tessuti che si manifesta in modo fisiologico con il passare degli anni”.
Lifting delle braccia, record di crescita dal 2000
Nel 2015, secondo le rilevazioni statistiche dell’ASPS, sono stati eseguiti circa 17.000 interventi di lifting delle braccia, con un aumento del 6% rispetto all’anno precedente. “Rispetto al 2000 – fa notare De Santis – la variazione raggiunge invece un astronomico + 4959%. Come dire, l’intervento quasi non esisteva, nella chirurgia estetica di 15 anni fa, ma è oggi sempre più eseguito. Lo stesso vale per l’Italia, dove aumentano le richieste soprattutto nella versione ‘mini-lifting’, grazie a cicatrici meno evidenti”.
Viso: diminuiscono gli interventi chirurgici, aumentano i trattamenti mini-invasivi
La popolazione invecchia e… gli interventi anti-age per antonomasia, cioè il lifting e la blefaroplastica, diminuiscono, rispettivamente del 2 e dell’1%. Come si spiega questa contraddizione? “Con l’aumento delle procedure mini-invasive e in particolare dei trattamenti con botulino e filler – risponde De Santis -. Per capire la rivoluzione che si è verificata in questi anni, basti pensare che nel periodo 2000-2015 i trattamenti mini-invasivi sono aumentati del 158%, mentre gli interventi di chirurgia estetica sono diminuiti del 10%, il tutto a fronte di un aumento di procedure cosmetiche complessive (chirurgia estetica e trattamenti mini-invasivi) pari al 115% in 15 anni. Insomma, l’attenzione a un aspetto più bello e giovane è aumentata, ma con una netta preferenza per le procedure mini-invasive”.
In particolare, il primo trattamento mini-invasivo eseguito secondo l’ASPS è il botulino (6,7 milioni di trattamenti nel 2015), utilizzato sia per ridurre le rughe sulla fronte, sia per le “zampe di gallina”, attorno agli occhi. Al secondo posto ci sono invece le infiltrazioni di filler (2,440 milioni di trattamenti nel 2015) utili per ridurre le rughe tra naso e bocca e i cosiddetti anelli di Venere sul collo.
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