Conosco personalmente i parlamentari eletti all’estero del Pd e so che sono ben preparati ed hanno a cuore le problematiche degli italiani all’estero. Non ho dubbi che vorrebbero fare tanto e bene per i connazionali emigrati. Peccato che siano vittime della disciplina di partito, che impone loro di votare a favore anche di provvedimenti del governo PD, che in cuor loro non possono non aborrire.
Non voglio pensare che fosse strumentale il loro impegno quando insieme ci battevamo contro i danni di Mantica, ben inferiori a quelli dei governi a conduzione PD venuti dopo. Dio santo, sono le stesse persone e mi fa male vederli oggi arroccati nel Palazzo a cantare “tutto va ben, madama la Marchesa” assieme al Sottosegretario Amendola, che non è certo Maria Antonietta e sa bene perché la nostra gente all’estero è infuriata.
Si sono rinchiusi nel Palazzo a cantarsela e suonarsela con un convegno dal titolo “Il PD per gli italiani all’estero. Una legislatura feconda”. Feconda, proprio così, con grande sprezzo del ridicolo.
Ma bisogna capire che è tempo di elezioni, tempo di esami e la paura dei parlamentari di non essere rieletti è palpabile. Paura che rischia di degenerare in terrore per l’annuncio di manifestazioni di connazionali arrabbiati in giro per il mondo, ai quali non credo basti la solita auto lode “siamo molto presenti in Parlamento”, anzi credo che la reazione spontanea sarà: “Per favore, siate un po’ meno presenti se i risultati sono questi”.
Per esempio quando “nel 2013 i tagli consolari hanno provocato grandi dolori” (parole di Amendola), i parlamentari erano “molto presenti” ed hanno tutti votato disciplinatamente a favore di quanto deciso dal governo del PD guidato da Letta.
“Alcuni hanno organizzato delle marce, ma la risoluzione concreta dei problemi l’abbiamo trovata noi nel rispetto della dignità degli italiani di ieri e di oggi che vivono e lavorano all’estero”, si è spinto a dichiarare Amendola senza spiegare quale sarebbe questa sbandierata “risoluzione concreta dei problemi”. Sarà la chiusura dei Consolati? Sarà la tassa di 300 euro per una pratica di riconoscimento della cittadinanza? Sarà l’IMU da pagare? Saranno il Cgie ed i Comites che boccheggiano per mancanza di ossigeno, ossia di fondi? Chissà.
E’ evidente la preoccupazione del Sottosegretario di Alfano per la manifestazione indetta dal MAIE Brasile per il 12 ottobre davanti al consolato di San Paolo per chiedere il miglioramento dei servizi consolari in America Latina. Probabilmente gli è giunta voce che è prevista una marea di connazionali esasperati. Va detto a suo onore che non se l’è sentita di emulare Maria Antonietta e prenderli in giro con la “brioche-più personale” o la “brioche-procedure più rapide”, ma dal cilindro ha comunque tirato fuori una “risoluzione concreta”: limitare i riconoscimenti del diritto di cittadinanza iure sanguinis “prevedendo almeno un test di lingua”.
Italiani all’estero, il MAIE riparte dal Brasile: mega manifestazione a San Paolo
Capita bene la “risoluzione concreta” del problema del PD? Non solo un italiano all’estero deve pagare 300 euro per la pratica di riconoscimento del suo diritto di cittadinanza quando uno straniero che voglia naturalizzarsi paga solo 200 euro per la sua pratica. Nel frattempo il Sen. Longo, eletto nel PD, scrive su Facebook – naturalmente in portoghese – che questa tassa di 300 euro è una “apropriação indébita”.
No, non basta: mentre il PD non si preoccupa quando lo straniero spesso non riesce neppure a leggere la breve formula di giuramento perchè scritta in italiano, all’italiano all’estero deve essere fatto un esame d’italiano. Che sia una rappresaglia contro il senatore sopracitato che avrebbe difficoltà a passarlo?
Lo sa il caro Sottosegretario che pochissimi dei milioni e milioni di nostri emigrati a fine Ottocento non parlavano italiano, bensì i loro dialetti? Quindi non avrebbero dovuto avere diritto alla cittadinanza?
E poi l’Italia non è certo la Francia che ai suoi cittadini all’estero mette a disposizione una fitta rete di scuole statali, quasi 500 in tutte le parti del mondo.
La smetta di credere alle fake new, di cui non si conosce l’origine, dell’italiano “quarta lingua parlata al mondo”, e trovi soldi, tanti, per insegnare gratuitamente la nostra lingua ai discendenti di italiani. Poi potrà parlare dell’obbligo della conoscenza dell’idioma.
Insomma, se i parlamentari uscenti del Pd da qui alle elezioni non troveranno di meglio, la vedo dura per loro. Non so cosa potrebbero inventarsi per cercare di convincere gli elettori che li hanno picchiati per il loro bene durante tutta la legislatura. Maledetta disciplina di partito che li ha messi in scacco matto: o seguire il loro cuore e votare contro il loro partito quando si trattava di provvedimenti punitivi nei confronti degli italiani all’estero col rischio di non essere ricandidati oppure fare i bravi soldatini, essere messi in lista, ma rischiare di non essere rieletti. Mi sa che dovranno pregare i loro patronati di moltiplicare gli sforzi e fare straordinari nel tentativo di limitare i danni.
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