Il XX Rapporto Annuale Inps di Luglio 2021 inserisce le babysitter tra i 700mila gig-worker attivi in Italia, i lavoratori che trovano impiego ‘on demand’ tramite piattaforme online specializzate. Un settore che, dice il rapporto, tende alla crescita per oscillare tra lo 0.7 e l’1.3% del prodotto interno lordo italiano.
Ma chi sono quei genitori che cercano le loro Mary Poppins online offrendo quindi nuove occasioni di impiego? Gli italiani sono ben inclini ad affidarsi al web per organizzare le vacanze, il trasporto in sharing e, sempre più, dare soddisfazione alla propria shopping mania, ma quando si parla di figli il discorso sembrerebbe diventare più delicato. Eppure sono migliaia i genitori che usano le piattaforme di ricerca babysitter per individuare le candidate ideali.
Sitly, gruppo internazionale che opera in Italia attraverso la piattaforma www.sitly.it, ha voluto delineare il profilo del genitore tipo che ogni giorno seleziona le babysitter online.
L’81% degli account è rappresentato da mamme alla ricerca di babysitter. Il 61% degli iscritti ha tra i 36 e i 45 anni, il 23% dai 23 ai 35, solo il 13,5% sopra i 45.
La metà degli iscritti ha 1 figlio (48%), cifra equiparabile a chi ha 2 figli (46%). Solo il 7% dichiara di avere 3 figli.
Chi fa la richiesta è per il 90% delle volte una coppia, i single sono il 2,9% sebbene sia una categoria che certamente necessiterebbe di notevole aiuto nella gestione dei figli.
Si tratta principalmente di genitori laureati (laurea specialistica per il 35,9% e 24,9% con laurea universitaria). Schiacciante la percentuale dei genitori che cercano la babysitter mentre ha un lavoro da impiegato full time (59%). Ha il part time il 16,7% dei registrati. Solo 6% sono imprenditori.
Interessante la distribuzione geografica: tra le registrazioni la Lombardia (23,9%) fa da padrone; seguono Lazio (15%), Emilia Romagna e Veneto con 10%, poi Toscana 8%, Piemonte 6%, Campania 4,9%, il resto distribuito in modo equo.
A sorpresa non sono le città grandi le più ‘vivaci’, probabilmente per la difficoltà di trovare babysitter vicino a casa con canali offline: il 25,7% dei genitori che cercano online una babysitter abitano in città tra i 10 e i 50mila abitanti; è il 21% chi vive in metropoli oltre il 1 milione di abitanti (Roma e Milano). Da segnalare anche la percentuale di chi si trova in centri urbani con un numero di abitanti inferiore ai 10mila, il 15%.
Ultimo dato riguarda l’età dei figli per i quali si richiede la babysitter. Il 26,4% delle ricerche di baby sitter da parte di mamma e papà avviene per neonati 0/1 anno; il 20% per bambini dai 2 ai 4%, il 30,9% per i bambini della scuola primaria. Si abbassa drasticamente la percentuale per gli ‘over 10’ (8,5%) per non parlare di quando i figli presentano 14 anni o più, 0,8%. Percentuali che, da rapporto Inps, coincidono con i dati riguardanti le domande di bonus babysitter messo a disposizione delle famiglie nella primavera 2020. Il bonus baby-sitting è stato richiesto nel 22% dei casi a favore di bambini di età inferiore a 4 anni. Il 19% e il 47% delle richieste hanno interessato, invece, bambini di 4-5 anni e di 6-10 anni rispettivamente. Infine, le richieste per minori di età superiore a 11 anni sono state circa il 12%.
A proposito del bonus, nel 2020 sono state 1,3 milioni le domande per avere accesso al bonus babysitter, per un valore pari a 1 miliardo di euro, e di questi circa la metà 720mila hanno ricevuto l’accoglimento andando a remunerare occasionalmente, tramite il Libretto famiglia, il lavoro di 560mila babysitter.
Rilevante notare, sempre dal rapporto Inps, come il reddito medio del genitore che ha fatto richiesta del bonus baby-sitting sia di circa 24.900 euro, mentre chi ha beneficiato del congedo presenta un reddito di circa 19.100 euro. Sembrerebbe quindi che i beneficiari di bonus babysitting siano spostati verso redditi più elevati, lavoratori relativamente più ricchi rispetto a chi ha chiesto il congedo parentale.