La Commissione Sicurezza e tutela sociale del CGIE, a un anno dalla sua costituzione, ha presentato il programma operativo durante l’Assemblea plenaria dello scorso giugno, focalizzato su un monitoraggio accurato dei bisogni emergenti dei migranti italiani, che ormai rappresentano una realtà composita e articolata.
L’immagine dell’emigrante è cambiata radicalmente rispetto agli stereotipi del passato: oggi si tratta di giovani, studenti, lavoratori, famiglie e pensionati che si trasferiscono all’estero per motivi sempre più diversificati e specifici.
La maggior parte degli emigranti – rivela un recente studio della Fondazione Migrantes – ha come ultima residenza una regione del Nord Italia, con un aumento dell’emigrazione e un’evoluzione delle motivazioni che la spingono, il che comporta la necessità di fornire un supporto mirato e qualificato.
La Commissione esprime l’auspicio che si attuino politiche in grado di trattenere o riportare in patria i giovani talenti senza disperderne le competenze, “ma qui il tema diventa squisitamente politico – sottolinea Maria Candida Imburgia, Presidente della II Commissione tematica, illustrando la relazione – e, al riguardo, il CGIE può solo avanzare idee e proposte”.
La Commissione riconosce anche l’importanza di monitorare le esigenze di coloro che, dopo un periodo all’estero, decidono di tornare in Italia. Il fenomeno del ritorno è in crescita e comporta sfide uniche che richiedono attenzione e supporto specifico. Si evidenzia anche come le donne oggi emigrino principalmente per migliorare le loro condizioni economiche e perseguire carriere professionali più gratificanti, non più per motivi di
ricongiungimento familiare. Questo cambiamento riflette una loro crescente indipendenza e determinazione.
Occorre inoltre rispondere alle necessità della vecchia emigrazione e dei pensionati che si trasferiscono all’estero per motivi economici, fiscali o familiari. L’assistenza a queste categorie richiede un approccio dedicato per garantire che ricevano il supporto di cui hanno bisogno. Un’area in cui è particolarmente urgente intervenire è quella sanitaria: la Commissione intende avviare una ricerca approfondita sui problemi riscontrati dai connazionali all’estero prendendo in considerazione gli accordi, i rapporti con le ASL, le procedure e le specificità dei vari Paesi.
L’obiettivo è fornire un’informazione più puntuale ed efficace, e sviluppare soluzioni in collaborazione con gli interlocutori istituzionali competenti.