I giorni corrono veloci, comunque vadano le cose tra tre mesi si vota in molte città e al più tardi tra meno di un anno saremo in piena campagna elettorale. Mentre il PD litiga e non sembra più sollevare grandi consensi anche per le vicende giudiziarie che cominciano a lambire Renzi & C., se non vogliamo abbandonare l’Italia al M5S di Grillo occorrerebbe che il centrodestra abbia la forza e il coraggio di finalmente proporre qualcosa.
Passano invece le settimane e i mesi, ma una seria piattaforma programmatica – oltre che un leader – non appaiono ancora all’orizzonte. Stando ai sondaggi Lega e Forza Italia sarebbero oggi intorno al 13% ciascuno, con Fratelli d’Italia al 5 è un potenziale 31% complessivo, maggiore del 29% attribuito singolarmente a PD e M5S, più o meno appaiati.
Dati assolutamente indicativi e da rivedere quando si saranno cristallizzate le scissioni in atto, ma resta il fatto che i tre partiti che oggi stanno (o dovrebbero stare) a destra sono complessivamente immobili in % rispetto ad un anno fa e alle stesse elezioni europee del 2014. Dopo tutto questo disastro, insomma, a destra non si riesce a coagulare nuovi voti, anzi, molti elettori si indirizzano piuttosto verso l’area del non-voto.
Da notare che circa 2/3 del “bacino” elettorale secondo quegli stessi sondaggi vorrebbe comunque un centro-destra più “a destra” e 1/3 più “al centro”, mentre come leader dello schieramento il 42% vorrebbe Salvini, il 29 Berlusconi, il 22% la Meloni e il 7% Fitto.
Almeno per deciderlo sarebbe ora di avviare delle “primarie” serie e – visto che nessuno sembra raccogliere la maggioranza assoluta – non sarebbe male “testare” anche qualche altro nome: il governatore del Veneto Zaia, per esempio, risulta il più gradito a livello di leader regionale di tutti i partiti, ma è evidente che se viene proposto “dall’alto” (vedi Berlusconi) e non scelto dai potenziali elettori o indicato dal suo partito non si esce dal giro vizioso.
L’ex Cavaliere e alcuni altri leader che difendono il proprio ruolo non hanno ancora capito che oggi gli elettori sono molto diversi da quelli di vent’anni fa e che sono scontenti, arrabbiati, scettici sul centrodestra (esattamente come avviene nel PD) e soprattutto non credono più alle frasi fatte, ma vogliono conoscere i programmi, vedere l’onestà delle persone, credere in loro e soprattutto valutare i risultati.
D’altronde se l’81% degli elettori di centrodestra (vedi sondaggi) gradisce le primarie che – per esempio – sono già programmate il 23 aprile per trovare un candidato unico a presidente della Sicilia è assurdo andare avanti contro la logica e la storia. Quello che NON si deve fare è però stare fermi, ma questa è purtroppo la realtà, mentre la gente – che ha capito benissimo che stanno arrivando tempi cupi soprattutto a livello economico – ha il diritto di capire, per esempio, come e cosa si potrebbe concretamente proporre a destra per uscire dalla crisi. Non ho notizie di un qualche “forum” serio in argomento, sembra rendere di più in termini mediatici la battuta polemica o la critica rispetto al ragionamento, ma senza argomenti seri non si va da nessuna parte.
Per esempio si deve decidere seriamente un atteggiamento comune nei confronti dell’Europa e dell’ Euro, non tenere posizioni antitetiche.
Ultimo aspetto – ma estremamente rilevante – è quello della nuova legge elettorale che sarà determinante per stabilire liste ed alleanze. Anche su questo, purtroppo, un’idea unitaria e vincente da destra non arriva. Come si può pensare di vincere in queste condizioni?
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