Roma – Centrodestra unito per strappare le urne a Matteo Renzi. Purché l’altro Matteo, Salvini, abbandoni toni e alleati “estremi”. L’invito al Carroccio viene dal senatore di Forza Italia Lucio Malan, che a colloquio con Italiachiamaitalia.it si dice convinto che un’unione a destra sia ancora possibile e, soprattutto, auspicabile.
Senatore Malan, parlando della manifestazione della Lega a Roma e dei suoi alleati in piazza del Popolo, ha dichiarato che “CasaPound è impresentabile in un centrodestra moderno”. È l’unico aspetto che vi divide dal Carroccio o esistono altre divergenze con la nuova linea imposta da Matteo Salvini?
Sostanzialmente l’unico aspetto totalmente incompatibile è rappresentato dall’alleanza con CasaPound. Esistono certamente anche altri lati che, come Forza Italia, non condividiamo, ma non sono preclusivi di una possibile alleanza tra le nostre due formazioni politiche.
Ad esempio?
Pensiamo che la protesta sia un elemento giusto, tanto che noi stessi la abbiamo più volte promossa, ma dobbiamo poi essere più convincenti nella proposta perché i cittadini hanno già ‘mangiato la foglia’. Le persone sanno bene che è molto facile dire ad alta voce che una cosa va fatta ma, poi, serve avere una proposta credibile da presentare a quegli stessi elettori. La Lega punta molto sulla protesta, mentre noi puntiamo di più sulla proposta. Non sono aspetti che ci limitano nell’avvicinarci alla Lega, l’unico vero limite ostativo è rappresentato, lo ripeto, da CasaPound.
Anche il fatto che riteniate la Lega priva di una proposta convincente non è un dato trascurabile.
Non pensiamo che la Lega non abbia proposte, crediamo però che punti troppo sulla protesta. Si tratta, ad ogni modo, di una differenza e non di un problema. Tra l’altro, credo che neppure la Lega di oggi condivida l’alleanza con CasaPound, la trovo una scelta sbagliata e inutile in termini di consenso. Da questo legame non ci guadagnano ma, al contrario, ci perdono e, comunque, non credo andrà avanti. Non ho nemmeno capito per quale motivo lo abbiano inaugurato.
Probabilmente alla Lega servivano persone per riempire piazza del Popolo che, altrimenti, sarebbe stata vuota.
Sì, in effetti direi che potrebbe essere quella la ragione. Non è da escludere.
Ancora a proposito di Matteo Salvini, lei ha dichiarato che “c’è il rischio che non sia il candidato ideale per il centrodestra ma per Renzi”. Per quale motivo volete allearvi con lui allora?
Il rischio è quello di raccogliere un numero di consensi sufficiente a entrare in Parlamento ma non così elevato da governare. Lo stesso discorso, naturalmente, si replica su scala regionale. Salvini è bravo e puntuale, è un gran lavoratore, però rischia di far disperdere il voto del centrodestra. Uniti, invece, riusciremmo a far convogliare su un unico progetto le aspettative dei nostri elettori.
C’è un altro giovane che viene accusato, in questi giorni, di allontanare il voto. È Raffaele Fitto che, in un’intervista a Repubblica del 27 febbraio scorso, ha definito Forza Italia “un encefalogramma politico drammaticamente piatto”. Siete a un punto morto?
Se lui parla di encefalogramma piatto, io gli rispondo che dobbiamo lavorare insieme per restituire al nostro partito un encefalogramma vivace, attivo e intelligente.
Quindi conferma anche lei che Forza Italia si trova in una situazione di stallo?
Tutti i partiti sono fermi se le loro componenti non si attivano per farli vivere con un’azione costante. Se qualcuno ritiene che FI sia appiattita può rimediare presentando idee e progetti. Tutti possiamo rimediare, e lo possiamo fare ogni giorno. Se esistono delle iniziative virtuose facciamole, mettiamole in campo. Se, invece, mancano le proposte, allora è facile parlare di “stallo”. Abbiamo delle soluzioni in mente? Trasformiamole in fatti concreti, non è detto che dobbiamo sempre aspettare che ci vengano imposte dall’alto.
Dall’alto vuol dire da Berlusconi?
Da tutti, da chiunque abbia un ruolo. Tutte le persone che ricoprono una funzione specifica all’interno del partito devono realizzare delle iniziative pensate per attrarre gli elettori, e non respingerli.
Fitto li respinge, invece di attrarli?
I nostri elettori hanno difficoltà a capire perché, di fronte a Renzi, alle sue tasse e alla sua frenesia di distruggere la democrazia italiana, noi di Forza Italia dovremmo perdere tempo con le dispute interne. Mettiamo in campo, invece, delle iniziative rivolte all’esterno. In un partito vincente c’è spazio per tutti, mentre non serve a nulla essere ‘vincitori’ all’interno di un partito in declino.
A proposito di Renzi e della maggioranza, lei ha definito “pericolosa” l’ambiguità del Pd sulla Palestina. Pericolosa per chi?
Ho usato il termine “pericolosa” perché abbiamo a che fare con una situazione molto complessa, da una parte del territorio palestinese che, con grande precisione, viene indicato dalla mozione del Pd e una parte di questo territorio è sotto controllo di Hamas, un’organizzazione terroristica che pone la distruzione dello stato di Israele come obiettivo politico e che rivendica, incoraggia e premia gli atti di terrorismo. Non si può ignorare questo aspetto in un documento parlamentare, così come è molto problematico aver incluso nel documento il diritto al ritorno che significa dare la possibilità ai discendenti e ai sopravvissuti di coloro che nel ’47, andando contro la richiesta dell’autorità israeliana, decisero di lasciare le loro case per agevolare l’avventura militare delle potenze arabe scegliendo così di non accettare la ripartizione delle Nazioni Unite. Ebbene, un tale diritto al ritorno riguarderebbe persone che, nella maggior parte dei casi, sono ormai i nipoti di quelli che hanno spontaneamente abbandonato le loro case, per assecondare un atto contrario alla decisione delle Nazioni Unite. Se tornassero stravolgerebbero la natura dello stato di Israele che ha diritto a esistere.
Israele ha il diritto di esistere e invece i palestinesi fuggiti nel ’47 non hanno il diritto di tornare nella loro terra?
Sì, esattamente come ce l’hanno gli italiani cacciati due anni prima dall’Istria e dalla Dalmazia o i tedeschi di Prussia. Peccato che ora la Prussia sia divisa principalmente tra Russia e Polonia. Affermando il diritto al ritorno rischiamo di dare il via a una serie di fenomeni ambigui. Coloro che si sono messi contro una decisione delle nazioni unite hanno perso e sono, quindi, dalla parte dei perdenti.
Quindi non è una questione che riguarda solo i palestinesi?
Sono contrario a qualsiasi caso di rientro, l’Europa si regge anche perché chi, lo scorso secolo, aveva rivendicazioni di questo genere, le ha messe da parte perché ha riconosciuto di aver perso. I tedeschi della Pomerania, per citare un altro esempio, vivono in quella che oggi è la Germania.
“Alfano si nasconde”. Con queste parole lei sta protestando, proprio in queste ore, per l’assenza del ministro dell’Interno durante l’informativa in Senato sui fatti legati ai tifosi del Feyenoord. Per quale motivo il titolare del Viminale dovrebbe sfuggire al dibattito sull’argomento?
È stato un errore incredibile non essere venuto in Senato. Non so se si sia trattato solo di un errore o anche di uno sgarbo istituzionale. Intervenendo avrebbe semplicemente incontrato la contestazione attraverso gli interventi, certo non avremmo urlato o adottato atteggiamento incivili.
Quindi sta dicendo che Alfano ha temuto il confronto?
Non lo so, di sicuro ha sbagliato comportamento parlamentare, siamo all’abc dei rapporti col parlamento. Per oggi non era in programma un’audizione del governo ma specificatamente la sua informativa, doveva venire lui. Dicono fosse impegnato nella riunione col prefetto, forse sarebbe stato meglio farla prima dei danni degli olandesi. Non vorrei infierire, ma mi dispiace che il ministro dell’Interno del mio Paese compia questi errori.
Anche Alfano, però, è uno dei rappresentanti di quella destra moderata che voi vorreste portare alle urne. Non rischiate che atteggiamenti così morbidi continuino a regalare voti alla Lega? Forse l’Italia non è pronta, o non desidera affatto, quello che voi chiamate “centrodestra moderno”?
Noi lavoriamo per quella che riteniamo una destra giusta, ossia vincente e moderna, così come ogni formazione politica offre la sua interpretazione di questa idea attraverso le caratteristiche e la personalità che attribuisce al proprio partito. Sarà poi il singolo elettore a giudicare quale sia l’idea di destra che apprezza maggiormente, ma una cosa è certa, dobbiamo dare agli elettori la possibilità di scegliere. Se ci presentiamo divisi vince il centrosinistra e così non potremo consegnare agli elettori del centrodestra l’opportunità di vedersi rappresentati nelle istituzioni, oltre che nella quotidianità. Non dimentichiamo che l’Italia è un paese di centrodestra, i nostri elettori rappresentano la maggioranza dei cittadini e noi abbiamo il dovere di restituirgli la dignità della rappresentanza istituzionale.
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