Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture ed esponente del Nuovo Centrodestra, si mostra possibilista su una pace tra Ncd e Forza Italia. "Non possiamo dire che ci riavviciniamo – afferma in una intervista al Giornale -, facendo finta che nulla sia accaduto e che non esista una crisi di proposta politica del centrodestra come alternativa a Renzi" ma "dobbiamo imparare dall’esperienza di questi due anni. Due fatti. Il primo: il centrodestra si è diviso ed è nato Ncd perché volevamo dare un governo all’Italia che la portasse fuori dalla crisi. Il secondo è il Patto del Nazareno che ha visto Fi assumersi la responsabilità di partecipare al cambiamento delle istituzioni, pur essendo all’opposizione. Questo riporta a visione comune che contraddistingue il centrodestra, la visione di chi ha a cuore l’interesse degli italiani prima ancora che il proprio. Ci sono le premesse per un lavoro comune nella diversità dei ruoli e dei partiti", "constato che tre partiti stanno dimostrando responsabilità contro tutti i populismi: il Pd di Renzi, Fi di Berlusconi e Area popolare di Alfano".
E indica quindi come si lavorerà alla ricomposizione del centrodestra: "Ricostruendo entro il 2018 un’area e una proposta politica. I primi interlocutori sono quei partiti che oggi siedono nel Ppe che, non a caso, è alternativo al Pse di cui il Pd fa parte. Ncd sta lavorando alla ricostruzione di un soggetto più ampio: i gruppi che abbiamo costituito con l’Udc e con alcuni parlamentari eletti con Sc ne sono il primo segno. La stessa cosa farà Forza Italia che ha davanti a sé un bivio: o andare dietro l’estremismo della Lega oppure collaborare a ricostituire una proposta forte e nuova che sia alternativa alla sinistra e che si candidi a rigovernar il Paese".
Parlando di Quirinale: "La sfida che abbiamo davanti, innanzitutto, è un’assunzione di responsabilità e la ricerca di una proposta politica nuova e concreta per quei valori che per 20 anni sono stati quelli della stragrande maggioranza degli italiani. Dobbiamo iniziare a individuare proposte comuni che ci consentono di lavorare insieme. L’occasione giusta è la Presidenza della Repubblica".
"Rivolgiamo un appello a Renzi: il Dopoguerra ha visto la Dc che aveva la maggioranza dei parlamentari indicare alla Presidenza della Repubblica personalità come il liberale Einaudi, il socialista Pertini e il socialdemocratico Saragat per dare un segnale del valore dell’istituzione come segno di unità nazionale". E giudica così la proposta di Forza Italia che inizialmente convergerà su Martino: "Non partecipo al totonomine, ritengo la proposta legittima perché è un fondatore di Forza Italia. Dobbiamo però adoperarci perché con il Pd si scelga un nome che ci consenta di eleggere il presidente entro il 31 gennaio. Con Forza Italia abbiamo deciso di proporre insieme un nome a Renzi, oggi ci confronteremo con Scelta Civica. Tutti insieme siamo 250 grandi elettori. Se non ci saranno pregiudizi né preclusioni da una parte o dall’altra, eviteremo di dare un ulteriore segnale negativo che allontanerebbe la gente dalla politica come successo due anni fa".
Discussione su questo articolo