La strada verso la Federazione del Centrodestra italiano sembrerebbe ormai tracciata. Tra conferme dagli alti piani e mezze smentite dai piani bassi dei partiti della coalizione, vi è un dato incontrovertibile: tendenzialmente il progetto ai leader interessa, tanto che se ne continua a parlare continuamente dappertutto, dai vertici bilaterali fino ai capannelli di semplici parlamentari in Transatlantico, finanche sulla stampa quotidiana già da diverse settimane. E a ragione.
Il ritorno ad una sorta di Casa delle Libertà 2.0 farebbe comodo anzitutto a Matteo Salvini – che difatti l’ha proposta – per consolidare ed in fretta la sua leadership nella coalizione, insidiato com’è dal partito di Giorgia Meloni; non è un segreto, infatti, che è proprio la presidente di Fratelli d’Italia ad ambire alla guida del rassemblement del Centrodestra del futuro.
Tutti i sondaggi infatti attestano FdI, che è l’unico partito all’opposizione del Governo Draghi (e che per questo cresce più di tutti e più in fretta), a meno di mezzo punto percentuale dalla Lega, attualmente primo partito. Condizione che ha innescato non poche fibrillazioni nel partito della stessa Meloni, che subodorando il probabile sorpasso allo stato non gradirebbe alcun processo federativo. Anzi, preferisce continuare la sua (momentanea) corsa in solitaria con il fine ultimo di consolidare il consenso e capitalizzare i numeri.
La posizione di Berlusconi
Diversa è invece la posizione dell’ex premier Silvio Berlusconi. Forza Italia gode oggi di un numero ancora considerevole di deputati, senatori ed europarlamentari. Quello che ha spinto il cuore del presidente oltre l’ostacolo – accolta la proposta del leader del Carroccio – sono sempre i sondaggi.
Oggi, a differenza del 2018, gli azzurri veleggiano tra l’8 ed il 9%. Risultato: molte donne e uomini che oggi siedono a Roma e a Bruxelles non vedrebbero riconfermata la loro candidatura alle prossime elezioni del 2023. Tra questi anche numerosi dirigenti. Motivo per il quale Berlusconi non solo ha accettato l’idea federativa proposta da Salvini, ma ha addirittura rilanciato proponendo al segretario leghista di creare non una federazione ma un nuovo partito unico che comprenda tutti i partiti che oggi si riconoscono alternativi alla Sinistra e ai grillini.
Un qualcosa che vada addirittura oltre ciò che fu il vecchio Popolo della Libertà.
Nella testa di Berlusconi l’operazione prevede un “tutti dentro” partendo da una fusione tra Forza Italia e la Lega, passando per lo scontato coinvolgimento dell’Udc ed il nuovo movimento Coraggio Italia-Cambiamo del sindaco di Venezia ex forzista Luigi Brugnaro e del governatore della Liguria Giovanni Toti, fino ad arrivare a Fratelli d’Italia. Pazza idea del leader azzurro sarebbe anche quella di un estremo ma graduale coinvolgimento di Italia Viva, con il suo leader Matteo Renzi sempre più posizionato verso il Centro.
La partita del Quirinale
L’abbocco a Renzi avrebbe un duplice scopo. Il primo: allargare il più possibile la base moderata alternativa alla nuova alleanza Pd-M5S-Sinistra radicale che porterebbe maggiori garanzie elettorali. Il secondo: creare anche un’ampia base parlamentare che garantisca al cosiddetto “padre nobile” del Centrodestra, vale a dire lo stesso Silvio Berlusconi, l’elezione a presidente della Repubblica fissata per il prossimo anno.