Secondo quanto emerge dal 57° rapporto Censis pubblicato venerdì primo dicembre, l’Italia continua a essere un Paese di emigrazione (sono più di 5,9 milioni gli italiani attualmente residenti all’estero) più che di immigrazione (sono 5 milioni gli stranieri residenti nel nostro Paese).
I 5.933.418 italiani residenti all’estero (pari al 10,1% dei residenti in Italia) hanno registrato un incremento del 36,7% negli ultimi dieci anni (ovvero quasi 1,6 milioni in più).
A caratterizzare i flussi centrifughi più recenti è l’aumento significativo della componente giovanile.
Nell’ultimo anno le iscrizioni all’Aire per espatrio sono state 82.014, di cui il 44,0% (la quota più elevata tra le classi di età considerate) da parte di italiani di 18-34 anni, per un totale di 36.125 giovani che hanno scelto di cercare altrove la propria strada, definitivamente o per un periodo transitorio.
Se si aggiungono anche i minori al seguito delle loro famiglie (13.447), l’espatrio delle nuove generazioni di italiani ha sfiorato nell’ultimo anno le 50.000 unità, il 60,4% di tutti gli iscritti per espatrio.
Le mete predilette rimangono il Regno Unito (il 16,4% delle partenze dell’ultimo anno), poi Germania (13,8%), Francia (10,4%) e Svizzera (9,1%). Il peso dei laureati sugli expat 25-34enni è aumentato significativamente, passando dal 33,3% del 2018 al 45,7% del 2021.
Un drenaggio di competenze che non è inquadrabile nello scenario di per sé positivo e auspicabile della circolazione dei talenti, considerato che il saldo migratorio dei laureati di 25-34 anni per il nostro Paese appare costantemente e fortemente negativo, sia pure con uno spiraglio di luce aperto da un brusco calo nel 2021, quando il saldo si è attestato su -6.969 giovani laureati, dopo due anni in cui aveva superato ampiamente le 10.000 unità.