700 anni dalla morte di Dante Alighieri. Deve essere ricordato che Dante morì tra il 13 ed il 14 settembre 1321. Si fanno tante celebrazioni in memoria del Sommo Poeta e delle sue opere. La più nota è ancora oggi la “Divina Commedia” che qualcuno vuole togliere dai programmi di studio delle scuole, in nome del “politicamente corretto”.
Forse inconsapevolmente, Dante Alighieri divenne padre della nostra lingua. L’assetto dell’italiano che noi conosciamo discende dal volgare fiorentino del XIV secolo, la lingua usata da Dante. Oggi dobbiamo riprendere la storia della nostra lingua.
In questi tempi, infatti, la nostra bella lingua è spesso violentata da un’ignoranza dilagante. Per esempio, sembra che il congiuntivo non sia più di moda. Vi sono ragazzi che dicono: “Se sarei…”, anziché dire: “Se fossi…”. Nonostante la maggiore possibilità di accedere alla cultura, la gente legge sempre meno e disperde il patrimonio storico-culturale che ha. Oltre a ciò, si tende ad usare troppo i vocaboli di origine straniera e, nella fattispecie, l’inglese.
Va bene non essere troppo sciovinisti (anche perché anche la lingua inglese di oggi usa parole italiane) ma sarebbe buona cosa evitare di usare il vocabolo inglese quando esiste già un valido corrispettivo italiano. Per esempio, anziché usare il vocabolo “assessment”, non sarebbe il caso di usare il corrispettivo italiano, che è “valutazione”?
Noi dobbiamo molto a Dante Alighieri e alla lingua italiana. Prima dell’unità d’Italia, l’italiano era una lingua minoritaria ed il popolo parlava i vari idiomi (che oggi sono chiamati “dialetti” ma che in realtà sono vere e proprie lingue) delle varie zone. Così, un piemontese parlava piemontese, un lombardo parlava lombardo, un romano parlava romanesco, un sardo parlava sardo, un siciliano parlava siciliano ecc. Nessuno riusciva a comprendere ciò che dicevano gli altri. Addirittura, nei primi anni dell’Italia unita, quando fu istituita la leva obbligatoria, servivano gli interpreti per fare sì che i capi dell’esercito capissero ciò che dicevano i ragazzi delle varie parti d’Italia. Dunque, Dante deve essere ricordato ogni giorno, con lo studio approfondito e non con le sole celebrazioni, le quali come tali sono belle ma rischiano anche di essere fini a se stesse.