Il viceministro dell’Economia Laura Castelli (M5S), parlando a Radio Cusano Campus, sulla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia ha detto: “Le sterilizziamo così come abbiamo scritto sulla nota della Nadef, si sterilizza completamente, per noi l’iva non si aumenta. L’iva non va aumentata per molte ragioni e soprattutto perché questo governo nasce innanzitutto per sterilizzare le clausole di salvaguardia. Anche col vecchio governo era in programma la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, ma il vecchio alleato era impaurito di fare una manovra con noi e ha fatto quello che ha fatto. Non dicevano cosa volevano fare, non tiravano fuori i loro progetti, i confronti sulla preparazione della manovra cominciavano a diventare complicati. In questa Nadef ci sono 50 miliardi di investimenti per la riconversione economica del Paese, un tema, quello dell’ambiente, che era molto complicato da affrontare con la Lega, un tema che invece per il M5S è sempre stato centrale”.
Aumento di tasse? “Non sarà così, questo non è un governo che vuole aumentare le tasse. E’ un governo che ha messo 2,5 miliardi per il primo anno e 5 per il secondo e il terzo per la riduzione del cuneo fiscale. Una misura importante per i lavoratori dipendenti e il ceto medio, che hanno fatto le spese del processo di non crescita degli ultimi 8 anni. Abbiamo sbloccato investimenti che erano bloccati da anni e anni”.
Per gli imprenditori non basta il taglio del cuneo fiscale previsto. “Questo Paese ha bisogno di tornare a una progressività decente sulla tassazione dell’irpef. Le risorse del prossimo anno sono solo 2,5 perché se vuoi fare una riforma fiscale fatta bene non la puoi iniziare appena fai la manovra, ci siamo dati qualche mese. Però a regime sono 5 miliardi”.
Sul recupero dall’evasione fiscale. “La cifra prevista di 7 miliardi non è azzardata, anzi ne entreranno altri. L’impegno è utilizzare le maggiori risorse per ridurre il cuneo fiscale. A Cottarelli dico che è pieno di grafici che dimostrano quello che sto dicendo”.
Sul contante. “Quando a un cittadino chiedi come vuoi pagare, se vuol semplificarsi la vita e non vuole avere problemi paga con la carta di credito. E’ raro trovare un cittadino che dice che vuole pagare in contanti. Chi si oppone avrà altri motivi. Credo che le persone che hanno una vita normale, lavorano e consumano normalmente non hanno problemi a utilizzare il proprio bancomat. Quello che so è che siamo molto indietro sull’utilizzo dei pagamenti elettronici rispetto agli altri Paesi europei. C’è un lavoro culturale da fare con un impegno della politica molto forte per spiegare che non ci possono essere più scuse, perché vanno ridotti i costi del Pos e delle commissioni”.