Si mette male per la moglie e la suocera del deputato Soumahoro, Sinistra Italiana, autosospesosi dal partito una volta scoppiato lo scandalo: il Gip del Tribunale di Latina ha chiesto misure cautelari personali interdittive e sequestri preventivi nei confronti del gruppo dirigente della cooperativa sociale Karibu, che si occupa della gestione di richiedenti asilo e di minori non accompagnati nell’ambito della provincia di Latina. Presidente di tale cooperativa è Marie Therese Mukamatsindo, suocera del parlamentare Soumahoro. Indagata anche la moglie del deputato,
Anche Liliane Murekatete, moglie del parlamentare, risulta indagata. Con lei altre quattro persone, tutte coinvolte nella gestione della cooperativa.
“La signora Murekatete si dichiara assolutamente estranea rispetto ai fatti contestatile, che peraltro riguardano un presunto danno erariale di 13mila euro, e siamo certi che a breve, anzi a brevissimo, verrà fatta chiarezza e dimostrata la totale innocenza della mia assistita”. E’ quanto fa sapere Lorenzo Borrè, legale di Liliane Murekatete.
Secondo il giudice, nella gestione della cooperativa esisteva, o esiste, “un illecito meccanismo fraudolento a gestione familiare”, un sistema “collaudato, fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti e altri costi inesistenti adoperati dalla Karibu”. Tutto questo “non solo con la specifica finalità evasiva inserendo in dichiarazione costi non deducibili, ma altresì per giustificare in sede di rendicontazione la richiesta di finanziamenti alla Direzione Centrale dei richiedenti asilo e rifugiati”.
“Negli anni – scrive ancora il Gip – la Karibu ha percepito fondi pubblici da diversi enti statali, poichè è stata ente attuatore di diversi progetti indicati come Cas (centri accoglienza straordinaria), Sprar (sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati), servizio di accoglienza minori e ancora progetto rete anti-tratta”.
“Sono stati riscontrati prelevamenti in contanti, bonifici verso l’estero, una difficile rendicontazione delle erogazioni, una gestione contabile non trasparente e distrazioni di denaro per finalità estranee alla gestione dei progetti. A questo si aggiungano gli allarmanti accertamenti sulla qualità dei servizi erogati, effettiva finalità dei progetti pubblici“, segnalando fra l’altro “il sovrannumero di ospiti, le carenti condizioni igieniche, l’assenza di derattizzazione e deblattizzazione, nonchè più genericamente la scarsità delle prestazioni fornite”. Insomma, un vero disastro.
“Come correttamente prospettato dal Pubblico Ministero le attuali cariche societarie ricoperte nella cooperativa Karibu e nel consorzio AID – si legge ancora – non solo evidenziano il rischio di reiterazione di nuovi reati, ma altresì agevolano l’inquinamento probatorio di ulteriori elementi di indagine oggetto di possibile acquisizione”.
Tanta, tanta carne al fuoco; un quadro davvero criminale. Desolante. Siamo pronti a scommettere che non finisce qui.