Dopo quasi 6 ore di requisitoria, il pg Piero De Petris ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado per Silvio Berlusconi, condannato a 7 anni per concussione e prostituzione minorile per il caso Ruby. "Non c’è ragione alcuna per concedere all’ex premier le attenuanti generiche – ha detto argomentando la sua richiesta – sia per i fatti di reato contestati, sia per il complessivo comportamento tenuto dall’imputato, sia per il precedente penale della condanna per il caso Mediaset". "La severità del trattamento sanzionatorio – ha proseguito De Petris – è innegabile, per parte mia però faccio rilevare che la sentenza di primo grado ha dato conto delle complessive ragioni riguardo al fatto che il trattamento sanzionatorio non si poteva attestare sul minimo edittale della pena". In pratica, la pena inflitta all’ex premier è severa ma giusta.
LA TELEFONATA IN QUESTURA. Per il Pg, al centro del processo c’è la "circostanza palesemente falsa" riferita dall’ex premier quando, la notte tra il 27 e il 28 maggio, ha telefonato al capo di gabinetto della questura di Milano Pietro Ostuni, chiedendo il rilascio immediato di Ruby perché la ragazza gli era stata segnalata come "nipote di Mubarak". Berlusconi quella notte ha abusato "della sua qualità" di presidente del Consiglio e non delle sue "funzioni", quindi il caso spetta "al giudice ordinario e non al Tribunale dei ministri".
La parentela con Mubarak, per De Petris è una "radicale falsità" alla quale nessuno in Wuestura a Milano ha mai creduto. Il capo di gabinetto della Questura Pietro Ostuni, che ricevette la telefonata da Berlusconi, è stato "vittima" di un "abuso colossale". Il funzionario "ha perfettamente compreso che quello che gli era stato impartito da Silvio Berlusconi era un ordine – ha spiegato il Pg – e a quest’ordine doveva adempiere, quindi chiese di accelerare il rilascio della ragazza e la consegna alla Minetti" come indicatogli dall’ex premier. Berlusconi "non si è limitato a far valere l’autorità di presidente del Consiglio ma ha parlato di un pericolo di incidente diplomatico. Ciò denota una inequivoca portata intimidatoria" nei confronti di Ostuni, per De Petris. Al capo di gabinetto, temeva ripercussioni per la sua carriera, non è restato che obbedire. A sua volta, il capo di gabinetto fa pressioni su Giorgia Iafrate, il funzionario di turno quella sera alle Volanti, chiedendole di accelerare l’affidamento della ragazza alla Minetti. L’ex premier avrebbe quindi messo in atto una "concussione per costrizione e non per induzione".
RUBY SI PROSTITUIVA ANCHE AD ARCORE – Nel corso della sua requisitoria, De Petris ha chiarito anche che Ruby si è prostituita ad Arcore e non solo. "È pacifico che Ruby si è fermata a dormire alcune notti a casa del presidente del Consiglio – ha detto – e che faceva questa ragazza? La prostituta". La conferma arriva anche da testimonianze e intercettazioni, che proverebbero come Ruby, tra settembre 2009 e maggio 2010, ebbe rapporti sessuali con Berlusconi in cambio di denaro. La giovane marocchina è "una ragazza dotata di notevole scaltrezza, se non di intelligenza, determinata a trarre il massimo da quello che fa", ha osservato De Petris. Le contraddizioni in cui è caduta davanti ai pm "non sono frutto di una mente che non capisce niente, ma segnale di una grande scaltrezza. Dire, non dire, dire il falso, dire il vero – ha proseguito – tutto secondo la sua convenienza".
Berlusconi era anche "consapevole della minore età" di Ruby. Lo prova una intercettazione in cui la giovane marocchina dice di aver "sempre negato il fatto che Silvio sapesse" che non aveva ancora compiuto 18 anni. Una circostanza che non avrebbe pesato se si fosse trattato "di prendere il the delle cinque", ma invece diventa fondamentale nel caso dei festini a luci rosse di Arcore. Non solo. "Emilio Fede conduce questa ragazza alla serata di Arcore sapendo cosa si fa e certamente non ha taciuto la situazione di minore età della ragazza", ha aggiunto il Pg. Ulteriore prova che Berlusconi avesse la "piena consapevolezza" che la giovane marocchina era minorenne è il fatto che "rivolgendosi alla Questura dica di affidarla" alla Minetti, circostanza che dimostra proprio una "certa conoscenza della minore età" di Ruby.
LA DIFESA BERLUSCONI. Quella del Pg De Petris è stata "è stata una bellissima difesa di una sentenza indifendibile", ha commentatao il professor Franco Coppi, che difende Berlusconi con il collega Filippo Dinacci. "Il Pg é convinto della responsabilità del presidente Berlusconi – ha proseguito – quindi ha sostenuto il suo punto di vista, che noi naturalmente non condividiamo, e ha concluso coerentemente. Riteniamo che le ragioni della difesa rimangano intatte, pur dopo una requisitoria certamente apprezzabile per l’ingegno che il Pg ha dimostrato". Il professor Coppi ha spiegato inoltre di essere "superstizioso" riguardo al l’esito del processo. "Non posso pensare alla Cassazione – ha detto – se sono impegnato in appello, quindi punto ad un esito favorevole in questa fase processuali". La prossima udienza è fissata per il 15 luglio, quando la parola passerà alla difesa per le arringhe dell’avvocato Coppi e del collega Filippo Dinacci. Esclusa la presenza in aula di Berlusconi. "Credo non venga – ha detto l’avvocato Coppi – non ne vedo la necessità".
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