Massimo Romagnoli, ex deputato di Forza Italia, è stato estradato negli Stati Uniti. ItaliaChiamaItalia, dopo aver parlato del caso con l’avvocato italiano di Romagnoli, il prof. Nicola Pisani, ha raggiunto telefonicamente il senatore Aldo Di Biagio, eletto nella ripartizione estera Europa, che fin dall’inizio si è dato molto da fare per cercare soluzioni alla vicenda che ha colpito il nostro connazionale mentre si trovava in Montenegro.
“Ho sentito nelle scorse ore l’ambasciatore italiano a Podgorica – racconta Di Biagio a Italiachiamaitalia.it –, mi ha detto che Romagnoli era comunque sereno, cosciente del fatto che tutto ciò che si poteva fare per aiutarlo in qualche modo era stato fatto. Personalmente da subito mi sono interessato al caso, coinvolgendo anche la Commissione diritti umani del Senato e il suo presidente, Luigi Manconi, che da parte sua ha presentato interrogazioni parlamentari e contattato ministro dell’Interno e prefetto di Roma. Purtroppo non c’è stato nulla da fare per provare a fare estradare Romagnoli in Italia; pur avendo provato a percorrere ogni possibile strada, ci ha bloccato anche il fatto che lo stesso Romagnoli avesse fatto richiesta, subito dopo il suo arresto, di essere estradato negli Usa prima possibile… A quella richiesta si sono dunque attenute le autorità montenegrine”.
Una ingenuità, da parte di Massimo, richiedere subito l’estradizione negli Stati Uniti. Certamente dovuta al fatto di essere in una situazione disperata e di non avere avuto vicino, fin dall’inizio, un avvocato che potesse consigliarlo nel giusto modo.
Dunque, Di Biagio ha fatto “il possibile e anche l’impossibile”, ma i nodi restano. Secondo quanto risulta a ItaliaChiamaItalia, inoltre, Romagnoli sarebbe stato persino abbandonato dal proprio partito, Forza Italia: i vertici azzurri non avrebbero voluto minimamente interessarsi della vicenda e avrebbero sempre voltato la testa dall’altra parte.
Aldo Di Biagio, senatore di Area Popolare, durante il colloquio con il nostro quotidiano online ha voluto sottolineare ancora una volta che durante la permanenza nel carcere di Podgorica Romagnoli ha ricevuto “la massima assistenza da parte delle autorità diplomatiche italiane locali, questo va riconosciuto all’ambasciata e all’ambasciatore in persona, che ha fatto di tutto per essere vicino a Massimo. Di questo gli va dato merito”.
Romagnoli verso giurisdizione americana, dunque. “L’ambasciatore italiano negli Stati Uniti è stato già contattato – spiega Di Biagio -, avvertito che un cittadino italiano arrestato in Montenegro è in viaggio verso New York, estradato negli Usa, affinchè l’ambasciata e la nostra diplomazia possano assicurare massima assistenza a Romagnoli anche in territorio americano”.
E mentre l’ex parlamentare forzista è su un aereo diretto verso l’altra parte del mondo, a Roma si pensa a organizzare un “Comitato Massimo Romagnoli”, per mantenere alta l’attenzione sul caso e per avere più facilità di confronto con le istituzioni diplomatiche italiane negli Usa e con le stessa autorità americane. Sono diversi gli amici di Massimo coinvolti nell’iniziativa. E tutti vorrebbero che fosse proprio Di Biagio il presidente, il portavoce di questo comitato: “Ho già dato la mia disponibilità”, assicura il senatore, “dobbiamo comunque continuare a fare di tutto per essere vicino a Romagnoli in questa difficilissima e complicata situazione”.
In conclusione chiediamo al senatore eletto in Europa se da parte dei suoi colleghi eletti all’estero ci sia stato in qualche modo un sostegno, un interessamento alla vicenda, una disponibilità a fare la propria parte. La sua risposta ci lascia delusi e amareggiati: “Assolutamente nessuno si è voluto interessare. Forse Micheloni (Pd, eletto in Europa, nda) ha dimostrato in qualche modo di volere affrontare il tema. Ma nella generale pochezza di rappresentanza francamente non ho visto particolare attenzione o volontà di esporsi. Dobbiamo invece riconoscere – conclude – che tutta questa vicenda ha assunto un peso spropositato di fronte alle responsabilità oggettive di Romagnoli”.
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