Gentile direttore,
mi sento di intervenire nel dibattito che si è aperto a seguito della pubblicazione della lettera dell’on. Renata Bueno circa l’opportunità o meno di favorire l’estradizione del nostro connazionale Henrique Pizzolato, in quanto firmatario insieme al Presidente della Commissione Diritti umani del Senato, sen. Luigi Manconi, di un’interrogazione parlamentare con la quale si chiede al Ministro di valutare una decisione che possa salvaguardare l’incolumità fisica del nostro connazionale.
Ed ho deciso di sottoscrivere questa interrogazione proprio con lo spirito con cui interpreto il mio mandato parlamentare e cioè la difesa degli interessi del mio Paese e dei miei connazionali. Voglio però subito sgombrare il campo da qualsiasi equivoco: da parte mia non vi è alcun pregiudizio o giudizio negativo nei confronti della Repubblica Federale del Brasile, Paese che conosco e che rispetto. Non potrebbe essere altrimenti, essendo il Brasile un paese molto amato dagli italiani e dove risiedono e si sono inseriti molti nostri connazionali. Tanto che, come ha avuto modo dire qualcuno, contando i cognomi registrati all’anagrafe, San Paolo sembrerebbe essere la seconda città italiana più popolata del mondo dopo Roma.
Nè tantomeno, per usare le parole utilizzate dall’On. Bueno, nella lettera al Ministro da voi pubblicata, vi è da parte mia un intento di "usare il caso Pizzolato per rivalersi di una decisone sbagliata del Presidente Lula", sebbene le decisioni dello stesso abbiano rappresentato una vera e propria mancanza di rispetto nei confronti del nostro Paese.
Ciò che mi sento di dire è che non è accettabile accostare il caso di Cesare Battisti a quello di Henrique Pizzolato, anche solo per il rispetto dovuto ai parenti delle vittime degli omicidi per cui Battisti è stato giudicato colpevole.
Battisti, voglio ricordare, è stato ritenuto colpevole da più di 90 giudici di quattro omicidi, mentre Pizzolato è stato l’unico imputato comune ad esser stato giudicato da una corte speciale, il cui giudizio non é appellabile, non potendo così godere del doppio grado di giudizio mentre tutti gli altri coimputati, giudicati separatamente da un tribunale ordinario, sono stati assolti.
Evidenzio inoltre che mentre Cesare Battisti si è sempre sottratto alla giustizia fuggendo in Brasile, Henrique Pizzolato non "è fuggito in Italia alla ricerca di tranquillità", ma ha mostrato di non volersi sottrarre alla condanna decidendo di costituirsi una prima volta nel febbraio 2014 per poi essere scarcerato il 28 ottobre 2014, ed in seguito al recente annullamento della decisione da parte della Corte di Cassazione Pizzolato si è nuovamente costituito e oggi è detenuto presso la Casa circondariale di Modena.
Ma come dicevo in apertura del mio ragionamento, non è il caso di procedere per inutili parallelismi o confronti tra le due vicende, perchè si rischierebbe di personalizzare e ridurre al caso particolare un problema certamente di portata più generale.
Più che perorare l’estradizione del nostro connazionale Pizzolato, io mi concentrerei a trovare una soluzione a che non si ripetano più lunghe diatribe tra i due Paesi in materia di estradizione. Infatti, nonostante esista un accordo bilaterale in tema di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica federativa del Brasile, è evidente come lo stesso non funzioni. Chiedo quindi alla collega Bueno magari di impegnarci insieme su questo fronte, senza ridurre la questione a casi individuali.
In conclusione, ritornando all’appello rivolto dalla collega Bueno al Ministro Orlando, sinceramente e senza polemica, avrei apprezzato, e se lo ha già fatto me ne scuso, più una Sua iniziativa nei confronti del Governo brasiliano affinchè, senza addurre pretestuose motivazioni, riconsegni un condannato in via definitiva alla giustizia italiana, rispettandole il nostro Paese, che anche Lei rappresenta come parlamentare.
*senatore di Area Popolare, eletto nella circoscrizione estera Europa
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