“I deputati del partito democratico renderanno comunque palese il loro voto con un accorgimento tecnico che il nostro sistema di votazione consente e che spazza via in ogni caso tutti i tentativi di trucco…”. Sono le parole che risultano a verbale a pag. 83 della seduta di mercoledì 20 luglio pronunciate dal presidente dei deputati del Partito Democratico, Dario Franceschini. Importanti perché sottolineano come il voto sull’arresto di Alfonso Papa sia diventata una questione politica con poca rilevanza sull’obiettività dei fatti e ricordo che si votava non sulla colpevolezza o meno del collega, ma sull’arresto del deputato.
Alfonso Papa era da sei mesi mio vicino di banco, ci siamo parlati spesso e le carte ho cercato di leggerle bene: non condivido nulla di certi suoi atteggiamenti (per cui doverosamente affronterà il processo e verrà credo severamente giudicato), ma – credetemi – secondo me non c’era motivo di arrestarlo se non per dare un pezzo di carne in bocca agli squali di un’opinione pubblica che in questi giorni – spesso giustamente – se la prende con il “Palazzo” e la “Casta” e in modo convulso vuole vedere il “sangue”.
In questo senso leggo certi atteggiamenti giustizialisti e di facciata, quasi lasciando intendere “vedete, noi siamo diversi”, quando la Giustizia deve essere sempre sganciata dall’emotività del momento.
Ma torniamo a Franceschini: un Parlamento ha una sua credibilità se – quando è chiamato a giudicare fatti gravi a voto segreto – vota con coscienza e indipendenza individuale, non per ordine di partito. Obbligare i deputati del PD a votare con un dito solo della mano sinistra in modo che fosse possibile leggerne il voto (e in qualche caso addirittura fotografarlo) è togliere non solo la segretezza, ma forzare la stessa libertà di coscienza e in questo il PD mi ricorda pericolosamente i comunisti della peggior specie.
Gravissimo che il presidente Fini non sia intervenuto nonostante che PRIMA del voto ci fossero state pubbliche dichiarazioni come queste.
Ma la cosa che più mi ha turbato è aver parlato poi con alcuni colleghi del PD loro stessi indignati per come sono andate le cose in casa loro e ricordiamoci che Papa è stato arrestato per 13 voti di scarto.
Questo solo per dire che una casta politica si squalifica se ruba, se è inefficiente, se si comporta male (e quante critiche faccio alla politica italiana e quindi anche a me stesso!), ma si squalifica ancora di più se non ha più il coraggio non di difendere le proprie prerogative economiche, ma la serietà e l’obiettività di giudizio.
Come nelle rivoluzioni o negli attentati va spesso di mezzo non il colpevole o presunto tale, ma magari chi per caso passava per strada, a Alfonso Papa (che in cinque mesi non è riuscito neppure a parlare con i propri accusatori, che non è mai stato convocato a deporre ed altre questioni gravi come queste) è capitata la stessa cosa, ma stava alla credibilità di un Parlamento attenersi ai fatti e non cedere alla demagogia. Occasione perduta.
*deputato PdL e sindaco di Verbania
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