“Egregio Segretario Generale della CGIL Maurizio Landini, Le scrivo come presidente del COMITES di Zurigo, l’organismo istituzionale che, come primo compito, è chiamato a tutelare i diritti e l’italianità della comunità italiana nella propria Circoscrizione consolare. Legge n. 286 del 23 ottobre 2003. All’anagrafe consolare di Zurigo sono iscritti circa 220.000 italiani”. Inizia così la letta che il presidente del Comites di Zurigo, Luciano Alban, ha inviato al Segretario Generale della CGIL Maurizio Landini; la lettera è firmata anche dal presidente del Comites di Basilea, Nella Sempio.
“Lei sarà certamente a conoscenza della maxi truffa, avvenuta a Zurigo, ai danni di lavoratori italiani, commessa dall’allora direttore del Patronato INCA-CGIL, Antonio Giacchetta. Lavoratori italiani che si erano rivolti all’INCA di Zurigo per avere assistenza. Con falsificazione di documenti, Giacchetta ha sottratto loro, in modo subdolo, l’intera Cassa Pensione. I casi accertati, su denuncia alla Magistratura Svizzera, sono stati 76, per un totale di oltre 11 milioni di CHF. Se si tiene conto dei documenti falsificati e delle denunce non fatte il numero può considerarsi triplicato. Nel 2013 il tribunale di Zurigo ha condannato l’INCA CGIL a risarcire i truffati, che a seguito di ciò ha dovuto dichiarare fallimento. La Magistratura svizzera ha quindi fatto chiudere tutte le sedi del Patronato INCA-CGIL della Svizzera, mettendo in strada anche le 21 persone impiegate. Nel 2015 Il Tribunale di Zurigo ha condannato Antonio Giacchetta a nove anni di carcere, ridotti poi nel 2017 a 7 anni e tre mesi di detenzione. Al termine della pena Antonio Giacchetta dovrà lasciare la Svizzera”.
“L’INCA-CGIl italiana ha sempre sostenuto di non dover rimborsare i truffati, ritenendosi non responsabile dell’accaduto, in quanto la sede Svizzera avrebbe avuto un proprio Statuto autonomo. Non è nostro compito entrare nel merito giuridico della questione, sarà compito della Magistratura.
Dal punto di vista etico e morale è doveroso sottolineare che l’INCA-CGIL in Svizzera è nella sostanza una “filiale” dall’INCA CGIL italiana che viene sovvenzionata, attraverso l’INPS, dal Ministero del Lavoro italiano. Questo comportamento del Patronato del più importante sindacato italiano è per noi inspiegabile. Tale comportamento è stato disapprovato da tutte le forze politiche operanti in Svizzera.
Di recente un tribunale di Roma ha ritenuto l’INCA-CGIL italiana responsabile dell’accaduto, ordinando che la stessa debba risarcire il signor Cosimo Colvello, uno dei truffati di Zurigo, del danno subito. In seguito l’INCA CGIL italiana ha inoltrato ricorso su questa sentenza! Lo scorso venerdì, 9 ottobre 2020, c’è stato un incontro con le 12 famiglie dei truffati che intendono andare avanti per ottenere giustizia. Sono le persone che hanno subito il danno maggiore. Complessivamente la somma da rimborsare per i casi non andati in prescrizione ammonta a circa 2,5 milioni di Franchi svizzeri. Nell’incontro con le famiglie è scaturita anche la possibilità di vedere se si può trovare una soluzione extragiudiziaria a questa incresciosa faccenda. I due COMITES della Svizzera chiamati a sostenere le famiglie truffate chiedono di valutare una soluzione in tal senso. Oltre al COMITES di Zurigo, questa lettera viene sottoscritta anche dalla Presidente del COMITES della Circoscrizione consolare di Basilea, dott.ssa Nella Sempio, dove risiedono alcune famiglie dei truffati.
Signor Segretario Generale, Lei ha fama di strenuo difensore dei diritti dei lavoratori. I truffati da un direttore dell’INCA CGIL sono tutti lavoratori italiani emigrati in Svizzera per lavoro, che sono stati depredati dell’intera pensione integrativa, obbligatoria in Svizzera, per poter vivere senza ricorrere al sociale. Alcuni di loro sono nel frattempo deceduti anche per l’amarezza e il dispiacere. È nell’interesse di tutti togliere questa macchia nera dalla storia dell’INCA CGIL. Confidiamo vivamente in un suo personale interessamento”.