Ilaria Salis, la maestra italiana prigioniera in Ungheria da quasi un anno perché accusata di aggressione ai partecipanti di una manifestazione che si è tenuta a Budapest, deve vedere i suoi diritti rispettati e l’Italia li deve garantire.
Roma e Budapest stanno interloquendo per cercare una soluzione.
L’immagine della maestra monzese in catene non è stata certo edificante. Una soluzione deve essere trovata. L’Italia deve fare il possibile per garantire i suoi diritti.
Tuttavia, un’altra considerazione deve essere fatta. Ilaria Salis è nota per il suo attivismo politico coi centri sociali di sinistra. Oggi, la sinistra ha fatto di Ilaria una martire, quando il suo “curriculum” non è certo lusinghiero. E’ nota, infatti, per le sue frasi contro le forze dell’ordine e per un suo attacco ad un gazebo della Lega.
La sinistra non faccia di lei una martire innocente.
Certo, lo ribadiamo con forza, i suoi diritti devono essere tutelati. Per questo motivo, si spera che possa essere riportata qui in Italia, magari, per farle scontare la pena con gli arresti domiciliari.
Ilaria è andata in Ungheria sapendo che c’era una manifestazione di un certo tipo e con lo scopo di intervenire. Non può essere vista come un’eroina. Riguardo a questa vicenda, vi è il solito doppiopesismo.
Ricordo la storia dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che furono tenuti ingiustamente prigionieri in India, per i quali coloro che oggi erigono Ilaria a idolo dissero poco o nulla.