“L’ha uccisa il vostro bravo ragazzo” scrive Elena, sorella di Giulia Cecchettin. Ma Filippo Turetta, arrestato in Germania, che a quanto risulta ha organizzato e premeditato una latitanza perfetta non è per niente un bravo ragazzo.
“Questo ragazzo, è come tutti quelli come lui: non sono affatto bravi ragazzi. I loro genitori li definiscono tali, ma sono soggetti violenti, viziati, spesso caratteropatici, cresciuti nella cultura patriarcale. Ci sono due aspetti da considerare: il tema sistemico, legato alla cultura maschilista del nostro Paese e c’è poi una fattispecie del profilo specifico di questo ragazzo. Ma è senza dubbio un problema sistemico e culturale e questa situazione può essere modificata solo dall’alto, dalla politica che deve costruire un’ altra cultura che favorisca la parità, la democrazia e la tolleranza. In caso contrario questi soggetti crescono e si auto-confermano con altri maschi “normali’ che discutono delle forme e dell’ intelligenza delle donne negli spogliatoi in palestra, tra una birra e un’altra al bar, sui social”.
Ne è convinto alla luce della sua carriera e formazione e lunga esperienza Paolo Cianconi, raggiunto dalla Dire, psichiatra, psicoterapeuta e Phd in neuroscienze, esperto in psicotraumatologia e personalità abusanti, che lavora da 23 anni come psichiatra presso la Casa Circondariale di Regina Coeli di Roma.
Cianconi lancia un appello: “Gli uomini manifestino chiaramente la propria disapprovazione tutte le volte che sono spettatori di discorsi maschilisti. Trattino con rispetto tutte le donne, si oppongano allo scempio culturale ogni volta che ne hanno la possibilità. Lo facciano gli uomini. Questa triste vicenda è quindi un episodio di violenza da partner intimo. Da parte di un individuo le cui caratteristiche di personalità verranno giudicate poi in ambito processuale”.
“Da come si è comportato – spiega l’esperto – controllando la compagna potrebbe avere tratti di gelosia paranoidi e/o tratti narcisistici covert (vista la questione dell’invidia della laurea), che non rientrano per forza in un quadro diagnostico ma definiscono solo le caratteristiche della personalità. Chi da a questo ragazzo il diritto di agire in questo modo se una donna ha deciso di porre fine alla relazione con lui?”, domanda lo psichiatra. “Sono profili dispotico violenti. Se siamo al 105 esimo femminicidio non tutti questi individui sono malati mentali, la maggior parte sono criminali, giustificati dalla cultura, dalla loro famiglia, dagli amici, dai social. E non è un problema della gioventù: questo fenomeno giunge a noi da lontano. Io voglio ribadire- precisa Cianconi – che siamo nell’ambito delle forme della normalità, e lo stato non tutela le donne. Questo trend lo si vede spesso anche nelle aule di tribunale dove dovrebbe essere garantita la protezione. E invece spesso le donne poi vengono aggredite al di là delle parole.
Questi individui come Filippo hanno il senso del fallimento interno, vorrebbero una donna che lenisca le loro ferite e viva asservita per tutta la vita. Questa ragazza se ne era andata, lo aveva lasciato; che poteva fare di più?”, chiede ancora.
Quali segnali per riconoscere questi soggetti? “Cominciano a lamentarsi, a lagnarsi- spiega Cianconi- a chiedere seconde possibilità, vogliono far pena, sono molto abili a manipolare. Riescono a ingannare anche i loro psicoterapeuti. Non bisogna arrivare alle botte, non bisogna aspettare il cosiddetto ‘salto di scala’- raccomanda lo psichiatra- non è detto che dal controllo del cellulare alle coltellate il percorso sia progressivo”. Filippo potrebbe esser passato da un comportamento di abuso psicologico al massimo della violenza, un omicidio. Il suo programma era eliminare Giulia e poi fuggire e darsi alla macchia. La corsa di Filippo ora è finita nella corsia di emergenza di un’ autostrada in Germania: era terminata la benzina e anche le sue idee.