Nessun cambio di strategia ma tattica in vista delle ‘battaglie d’autunno’, a partire dalla sfida per la premiership del centrosinistra. ‘Le primarie si vincono con i voti della sinistra’ e’ l’analisi che si fa al vertice del Pd per spiegare perche’ ieri Pier Luigi Bersani, tra Nichi Vendola e Pier Ferdinando Casini, abbia optato per il leader di Sel. Un’ uscita che fa esultare il governatore pugliese, preoccupato per gli effetti del premio al partito in caso di riforma del Porcellum, ma lascia quasi indifferente l’Udc visto che, come ammette Rocco Buttiglione, ‘le alleanze si fanno dopo il voto’. Oggi Pier Luigi Bersani, rientrato a Roma, ha riunito la segreteria dopo la pausa estiva. E ha rimesso in fila le priorita’ del Pd in vista delle elezioni, anticipate o meno che siano: a ottobre sara’ pronto il programma, 10-15 pagine con le ‘parole d’ordine’ della campagna elettorale. A sottoscriverlo, come deciso da mesi, saranno i ‘soci’ del centrosinistra: Pd, Sel, Psi con il contributo delle 1600 associazioni gia’ coinvolte sulla ‘carta d’intenti’. Il programma e’ il perimetro del centrosinistra, nel quale sembra chiaro che entrera’ anche il ‘movimento arancione’ del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, in rotta con l’Idv. In questo perimetro, come gia’ negli accordi tra Bersani e Casini, si faranno verso fine novembre le primarie per scegliere il candidato per Palazzo Chigi.
Ed e’ dentro questa sfida, per la quale il sindaco di Firenze Matteo Renzi sta gia’ affilando le armi, che nel Pd collocano l’abbraccio di ieri del leader Pd al governatore pugliese. Per vincere ai gazebo, spiegano fonti democratici, bisogna parlare al popolo di sinistra, linguaggio poco noto a Renzi e che Bersani non ha alcuna intenzione di lasciare all’altro candidato, proprio Nichi Vendola. Al tempo stesso ‘preferendo Vendola a Casini – spiega un dirigente Pd – Bersani ha voluto rassicurare Sel, terrorizzata dall’idea di essere tagliata fuori dai giochi nel caso in cui si decidesse nella riforma elettorale di dare il premio al primo partito e non alla coalizione’. E, dopo che Antonio Di Pietro ha ormai preso un’altra strada, per il Pd e’ importante tenersi stretto il partito alla sua sinistra.
Al di la’ del fairplay verbale, Bersani sa che la sfida con Renzi alle primarie non sara’ una passeggiata anche se i sondaggi, l’ultimo quello di Ipr, danno vincente il segretario con il 40 per cento, seguito dal sindaco di Firenze al 28 e poi Vedola al 25. ‘Faremo girare le idee piu’ che il camper’ e’ la battuta con cui i bersaniani reagiscono al tour su quattro ruote che Renzi inaugurera’ dal 13 settembre.
Ma, scegliendo Vendola, Bersani ha tutt’altro che chiuso all’Udc. L’alleanza tra progressisti e moderati ha, nella mente del leader Pd, un percorso di avvicinamento lento e comunque parallelo a quello del centrosinistra. Il governatore pugliese spera che, fino alla fine, il Pd si renda conto della distanza tra il centrosinistra e i moderati troppo allineati alle politiche del governo Monti. Ma e’ vero che i numeri sono numeri ed e’ difficile che il centrosinistra riesca a formare da solo la maggioranza parlamentare. Per questo l’Udc sembra tutt’altro che colpito dalle parole di del leader Pd: ‘da tempo – spiega Buttiglione – e’ in corso un lavoro: Bersani cerca di organizzare una sinistra capace di governo, noi vogliamo unire i moderati… di alleanze si parlera’ dopo le elezioni’.
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