La lunga intervista di Casini al “Corriere della Sera” del 4 novembre credo debba essere meditata insieme ai crescenti malumori nel PDL circa gli sviluppi della situazione politica. Furbo e scontato il tentativo di Casini per fare diventare l’UDC e il terzo polo il comodo “ago della bilancia” della politica italiana, in una sorta di pendolo che vada a destra o a sinistra dove più conviene, alla stregua del PSI di craxiana memoria (parliamo del Partito Socialista Italiano di una volta, quello che a Roma stava al governo con la DC e in periferia spesso amministrava con il PCI, ricordandolo ai lettori “under 40”, il tempo vola…) ma altri ragionamenti di Casini meritano attenzione.
Ha ragione infatti il leader dell’UDC quando sostiene che in un momento così grave il Paese non può essere governato da un governo con una maggioranza risicata e che – se occorre imporre sacrifici generali per salvare l’economia – bisogna avere il coraggio di farlo, non rimandandoli sine die solo per compiacere l’elettorato o mascherare i dissidi con Tremonti.
Se ciò significasse davvero la volontà di una parte del “terzo polo” di collaborare con il governo queste aperture non dovrebbero essere rifiutate e quindi il PDL non dovrebbe rispondere “no” a questa possibilità anche in vista delle elezioni che prima o poi arriveranno.
Solo con un governo più ampio ed una alleanza consolidata e strategica con il centro politico PDL e Lega potranno infatti sperare di vincere le elezioni, ma soprattutto si potrà affrontare con più determinazione il difficile e straordinario momento economico.
In questo senso io non leggo la lettera inviata in settimana da alcuni colleghi parlamentari a Berlusconi come un atto di accusa contro il premier, ma piuttosto come un invito ad una riflessione affettuosa e sincera perché è un dato di fatto che non si può resistere all’infinito sul filo di ogni votazione blindando il governo alla presenza quotidiana in aula, a Montecitorio, di tutti i ministri e sottosegretari per non cadere su qualsiasi legge in discussione.
Credo che molti parlamentari del PDL condividano queste preoccupazioni e se non hanno firmato quella lettera è solo per evitare polemiche e strumentalizzazioni esterne: non ci sono infatti solo “traditori” come titola IL GIORNALE nelle solite campagne demagogiche, ma gente che si interroga seriamente sul futuro del nostro Paese.
Capisco che dal punto di vista umano Berlusconi veda come una propria sconfitta personale ogni diversa formula di governo, ma la realtà è quella che è e il non volerlo ammettere non è prova di forza. Oltretutto non è colpa specifica né di Berlusconi né dell’attuale governo se la macchina Italia non “tira” e se la finanza internazionale specula con regole che abbattono qualsiasi singolo stato dell’area euro.
Certo che anche Berlusconi – come noi tutti – ha le proprie responsabilità, ma perchè il Cavaliere anziché arroccarsi nel suo fortino sempre più assediato non prepara invece a tutto campo il PDL ed il governo ad una sua successione “morbida” per un centro-destra che deve rafforzarsi nel tempo per continuare a governare l’Italia?
Il governo ha fatto e sta per fare (vedi il piano di rilancio economico) anche cose utili ed è un peccato che vengano dimenticate dalle polemiche quotidiane.
Non è logico nascondere i problemi, non è un atteggiamento serio né fa bene al paese. Se il PDL vuole davvero rilanciarsi con i congressi (e oltre un milione di nuovi iscritti sottolineano come nel PDL ci sia una base forte e radicata) è necessario un rinnovamento della sua classe politica, con Angelino Alfano che deve assumere un ruolo più forte e anche di progressiva autonomia.
Berlusconi dovrebbe lealmente aiutarlo in questo.
Ha ragione il Cavaliere quando ricorda che è stato eletto premier dalla gente, ma non credo che tornare oggi a votare in un momento così difficile per la nostra Patria sarebbe una cosa saggia: rispetto ad una battaglia elettorale di qualche mese velenosa di polemiche, in piena emergenza economica meglio guidare il paese per un po’ di tempo con una base allargata, superare le difficoltà finanziarie più prossime, cementare una più ampia alleanza e solo allora presentarsi agli italiani perché si esprimano con il voto, oltretutto con più chances di successo.
Nel frattempo vedrete che a sinistra non mancheranno di moltiplicarsi liti e contraddizioni, perchè se la maggioranza è in fibrillazione l’opposizione lo è anche di più e – ad oggi – non è proprio in grado di rappresentare né idee di riforma economica né alternative serie.
Sono troppo distanti e contrapposti tra di loro: Renzi e Bersani stanno già come galli nel pollaio, ma soprattutto immaginereste Casini insieme a Vendola o a Di Pietro? No, io proprio non ce lo vedo.
*deputato PdL e sindaco di Verbania
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