Gli incidenti in bicicletta sono purtroppo diventati negli ultimi mesi tema di cronaca. L’Istat ha stimato che nel 2015 i ciclisti coinvolti in incidenti siano stati 45 al giorno e 252 le vittime, una ogni 35 ore. Tra le principali cause, oltre alle violazioni al codice della strada e alla mancanza di strutture idonee, lo stesso studio ha individuato il mancato uso di dispositivi di sicurezza, come il casco.
CSI, società del gruppo IMQ, è uno degli organismi più autorevoli accreditati per la verifica della sicurezza dei caschi e la loro certificazione.
“Il rischio di farsi male in bicicletta non è presente solo a velocità elevate, come dimostrano purtroppo i numerosi incidenti urbani: ecco perché è consigliabile utilizzare il casco in ogni occasione, anche solo per muoversi in città” afferma Lorenzo Radice di CSI. “Basti pensare che, anche cadendo da fermi, la testa potrebbe raggiungere una velocità di 18/20 km/h quando impatta con il suolo.
Prima di poter essere commercializzati, i caschi devono essere sottoposti a numerosi test, secondo la norma EN 1078, per ottenere la marcatura CE.
Tra le principali prove eseguite citiamo quelle di assorbimento urti (a una velocità di 5,42 m/s e 4,57 m/s,) utile a verificare che, in caso di impatto dovuto ad una caduta, l’energia che si sviluppa sia assorbita dal casco e non trasmessa alla testa dell’utilizzatore; quelle sul sistema di ritenuta (cinturino) come la prova di scalzamento e resistenza, atte a verificare che il casco venga mantenuto in posizione adeguata durante un incidente.
“Ora, grazie a un nuovo riconoscimento ottenuto, CSI è in grado di sottoporre i caschi a test aggiuntivi rispetto a quelli richiesti per la marcatura CE. L’obiettivo è quello di alzare l’asticella della sicurezza e contribuire all’innalzamento degli standard per i dispositivi di sicurezza personale” ha proseguito Radice.
Una normativa sempre più restrittiva che arriva dall’Olanda
CSI è l’unico organismo e laboratorio di prova accreditato in Italia per rilasciare certificati secondo lo schema NCS 8776 basato sulla nuova norma olandese NTA 8776 destinata ai caschi per S-EPAC, ma applicabile anche a tutti i caschi per bici. Lo schema NCS 8776 prevede requisiti di sicurezza più stringenti rispetto alla normativa tradizionale, in considerazione della sua finalità, ovvero l’utilizzo del casco su di una bicicletta a pedalata assistita che può raggiungere i 45 km orari.
Applicando gli stessi criteri di verifica ai caschi destinati alle biciclette tradizionali, si offre ai produttori l’opportunità di dare evidenza della conformità del proprio casco a requisiti di sicurezza maggiori, offrendo ai consumatori un ulteriore strumento di scelta e una ulteriore garanzia.
Il mercato delle biciclette
La bicicletta non solo è uno dei mezzi più utilizzati in Europa, ma rappresenta anche un’importante fonte di guadagno per i Paesi del Vecchio Continente. In Italia, che è il secondo esportatore di biciclette in Europa, l’economia delle due ruote ha prodotto nel 2015, 6.206.587 euro di fatturato. È stato stimato che l’utilizzo di biciclette, nel 2015, abbia portato benefici a livello sanitario per 1.054.059 euro e, in particolare, per 960.000 euro per quanto riguarda la salute dei bambini (Dati rapporto A Bi Ci di Legambiente), grazie a una maggiore attività fisica e sana all’aria aperta. Inoltre, il mercato delle e-bike ha subito un’impennata del 120% nel 2016 e le vendite in Italia sono aumentate con una crescita del 9,8%.
Occhio all’etichetta: i dati che devono essere riportati
Marcatura CE (obbligatoria)
Marcatura EN-1078 (vivamente consigliata)
Norma Europea di riferimento – EN 1078: anno norma
Nome o logo del fabbricante
Nome del casco
Taglia casco in centimetri
Peso del casco in gr.
Anno e trimestre di fabbricazione
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