Venerdì ho votato la fiducia a questo governo come era mio dovere di deputato del PDL, ma anche convinto di fare una cosa giusta perché solo una sinistra assurda può immaginare una crisi votando contro la quadratura dei conti dello stato del 2010 in piena crisi economica e proprio mentre siamo sotto i riflettori della finanza e della speculazione di mezzo mondo. Patetico (e che spero incrini ulteriormente la loro immagine) il tentativo del PD, di Di Pietro e dei finiani di insistere poi cercando di far mancare il numero legale, soprattutto quando persa la partita (e senza bisogno dei radicali) eccoli poi tutti tornare a votare – ovviamente “no” – come tanti pecoroni, mentre Fini si è ancora una volta distinto con una gestione dei lavori d’aula molto discutibile e sicuramente non “super partes”.
Ma non è con i voti di fiducia che si va lontano e soprattutto che si affrontano i problemi del Paese che non possono essere legati ad un governo che solo schierando il plotone compatto di ministri e sottosegretari può avere un margine di manovra. E allora credo che Berlusconi dovrebbe fare una profonda riflessione non solo sull’oggi, ma sul domani. In fondo può decidere di affondare senza onore alla prossima occasione quando si andrà “sotto” per l’ennesima volta, oppure impostare un lavoro serio per il futuro del centro-destra e di tutta l’Italia.
L’on. Massimo D’Alema sul “Corriere della Sera” ipotizza un’alleanza tra la sinistra e i moderati “per arrivare al 60%”, ma l’abbronzato ex skipper di “Icaro” dimentica che per raggiungere tale risultato occorre che la sinistra metta insieme Casini e Di Pietro, Vendola e Bersani e tutta quell’altra ciurma che sta a stretto contatto di gomiti (e qualche volta anche di più) a quelle frange di violenti che hanno sfasciato mezza Roma. Gente, insomma, che dovrebbe essere antitetica o già in partenza rinnegherebbe se stessa. Da “questa” parte il 60% dei voti (e anche di più) è raggiungibile invece molto più facilmente perchè non ci sono contraddizioni ideologiche profonde tra PDL e UDC, tra moderati e la stessa Lega Nord che se lasciasse – come peraltro sta lasciando – slogan truculenti per scendere concretamente nelle cose e nei problemi veri di tutti i giorni ha comunque moltissime identità di vedute con tutti. Là una strada tutta da fare ed il cui cemento è solo l’antiberlusconismo e poi il nulla, qui un percorso già segnato e molto più facile da concretizzare. Perchè l’“alleanza dei moderati” è una logica strada per tutto il centro-destra e soprattutto per l’Italia se vuole uscire da una crisi in linea con tutti gli altri paesi d’Europa.
Se l’ostacolo a questa via è il nome di Silvio Berlusconi, il cavaliere dovrebbe riflettere come in questi giorni tanti amici lo stanno invitando a fare. Nessuno gli chiede di abbandonare precipitosamente la nave, ma se Berlusconi vuole restare nella storia di questo paese come la persona che è stata capace di scardinare una politica ingessata da decenni dovrebbe fin da oggi pensare seriamente al “dopo” e lavorare per crearne le migliori condizioni al futuro ricambio. E’ ora quindi che – come ha fatto per il partito – Berlusconi indichi al più presto dei possibili successori che intanto lo affianchino e ne prendano progressivamente il ruolo, avviando intanto seriamente una trattativa con Casini, l’UDC e il “terzo polo” dandosi una “route map” su cose concrete per cercare insieme da subito di disincagliare la nave Italia. Senza rischiare di farsi battere nei voti in parlamento (ma, anzi, forte di una fiducia riconfermata) secondo me Berlusconi dovrebbe avere l’umiltà di capire che non può essere eterno, ma che il centro-destra e l’Italia devono sopravvivere alle prossime elezioni politiche che invece vedranno (se non si cambia rotta) la probabile vittoria della sinistra. Intervenendo invece per tempo si possono invertire le cose e soprattutto si può dar vita – da posizioni di forza – a misure più condivise per l’economia e finalmente dar mano a quelle riforme – sempre invocate ma mai realizzate – certamente non realizzabili se la maggioranza ha un esiguo vantaggio numerico in parlamento.
Capisca Berlusconi che queste cose non sono dette con cattiveria, ma con affetto sincero per un uomo che avrà mille difetti ma ha rappresentato una svolta vera per il Paese e che si è poi progressivamente avvitato su se stesso, forse anche a causa di collaboratori probabilmente non all’altezza, una massiccia e a volte ingiusta campagna di stampa e di autentico odio contro di lui ed un “regime delle toghe” che a volte sfiora il ridicolo nel considerarlo il nemico pubblico numero 1 anziché pensare ai mille mali di una giustizia malata e a volte sfacciatamente partigiana.
Forza, Cavaliere! Quello di uscire dalla scena con il pubblico in piedi è sempre il momento più difficile perchè vanno fatte delle scelte che umanamente pesano, ma ben sapendo che in prospettiva bisogna però avere il coraggio di osare. E poi, caro Cavaliere, per essere ricordato in positivo nel tempo ci vuole secondo me anche un’altra decisione: prenda una parte dei suoi beni e fondi qualcosa di nuovo, di bello. Non nella politica, ma per l’umanità. Lo hanno fatto tanti grandi del mondo che ne hanno avuto la possibilità: dalla economia ai giovani, dai poveri del mondo allo sviluppo dei più deboli ci sarebbe tanto bisogno di una “Fondazione Silvio Berlusconi” che faccia del bene e spinga altri a farlo. Qualcuno potrà sorridere, ma questo è davvero il mio pensiero: per essere ricordati a lungo in questo mondo bisogna fare del bene, perchè alla fine questa è la forza e – si sia noi grandi della terra o piccoli mortali – la vera “mission” di ciascuno di noi.
*deputato PdL e sindaco di Verbania
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