Come ha mostrato anche la puntata andata in onda l’8 novembre scorso della trasmissione televisiva “Fuori dal Coro”, in Danimarca vi sono laboratori nei quali si producono carni e latte artificiali. Ora, si parla tanto di “sovranità alimentare”, che parte dalla difesa del prodotto locale. Per esempio, il prosciutto di Parma si produce solo nella zona tra i torrenti Stirone ed Enza e da maiali italiani di una certa razza. Non sono ammesse sostanze chimiche diverse dal sale, congelamento ed affumicatura.
Per produrre l’Aceto Balsamico di Modena Tradizionale serve il mosto di Lambrusco prodotto solo nel Modenese. Non sono ammessi aceto di vino ed altri additivi, come il caramello, come non sono ammessi altri mosti, neppure italiani.
Al contrario, l’Aceto Balsamico di Modena IGP, quello che si vende nei supermercati, può essere prodotto con aceto di vino, caramello e mosti che possono anche non essere modenesi ma che debbono essere sempre italiani ed il cui dosaggio non deve essere inferiore al 20%.
La carne sintetizzata in laboratorio va contro questa logica. Essa può essere prodotta da laboratori gestiti da delle multinazionali.
Se oggi non si difendessero questi disciplinari, per esempio, un domani si potrebbe spacciare per “Salame mantovano” o per “Prosciutto di Parma” un prodotto fatto con carne sintetizzata in Danimarca o nei Paesi Bassi e con chissà quali additivi; o si potrebbe spacciare per “Caciocavallo Silano” o per “Provola dei Nebrodi” un formaggio prodotto con latte sintetizzato in Canada, negli Stati Uniti d’America o in Cina. Rischieremmo di trovarci anche con delle “Bistecche alla fiorentina” fatte con carne sintetizzata in Svezia.
Oltre ad essere eticamente discutibile e a non dare certezze circa la sicurezza dei prodotti, se una cosa del genere andasse avanti metterebbe sul lastrico molte famiglie. Basta pensare agli allevatori ed ai piccoli imprenditori, le cui aziende oggi producono prodotti agroalimentari di eccellenza. E’ bene stare molto attenti.