Ritenendo che nei confronti degli italiani all’estero non potessero essere praticati due pesi e due misure, e che in virtù di ciò i loro immobili in Italia avrebbero dovuto essere considerati ai fini fiscali alla stregua di quelli dei loro connazionali in Italia onde evitare una palese, mortificante e ingiusta disparità di trattamento, i parlamentari eletti oltre confine avevano promesso, nella fase precedente e successiva alla loro elezione, che avrebbero lottato per fare giustizia.
Oggi, ad eccezione dei pensionati per i quali entrerà in vigore quest’anno un nuovo regime che prevede delle riduzioni, tutti gli altri, indistintamente, saranno costretti a pagare per i loro immobili in Italia come seconda casa. Si fa appello alla coscienza dei nostri eletti e ci si domanda se la loro promessa era solo di circostanza, visto che allo stato attuale essa non trova alcun riscontro, o si è trattato di una presa in giro bella e buona?
Eppure il loro mandato continua, non si è fermato. Stupisce infatti, ma non tanto, la sordità e il silenzio di tutti i nostri deputati e senatori. Ci si chiede come mai i senatori e i deputati che appoggiano questo governo e che non perdono alcuna occasione per elogiarlo (proprio Renzi in occasione delle primarie prometteva di voler risolvere il problema) non abbiano trovato fino ad oggi una soluzione giusta e valida per tutti.
La coerenza, il rispetto, il senso di giustizia, l’onestà intellettuale in questa circostanza, il dovere imporrebbe ai nostri deputati e senatori eletti di non fare orecchie da mercanti e di non ritenere la situazione risolta con il parziale risultato raggiunto, perché non è giusto e non è accettabile da parte dei diretti interessati, ovvero gli italiani nel mondo, come non lo dovrebbe essere da parte loro, eletti all’estero.
Cosa intendono fare Garavini, Di Biagio, Micheloni, Porta e tutti gli altri al riguardo che, esultando al momento in cui l’attuale governo aveva adottato la misura a favore dei pensionati, avevano assicurato l’impegno successivo ritenendo vinta la battaglia ma non la guerra? Che fine hanno fatto inoltre le flebili richieste di inserimento della discussione all’ordine del giorno fatte da alcuni nostri parlamentari? Erano effettive o servivano solo per buttare del fumo negli occhi? In definitiva, cosa si intende fare?
Si dovrà aspettare ancora fino all’inizio della prossima campagna elettorale per riportare all’attenzione la questione? Si legge che alcuni degli eletti non si riproporranno. Rimarrà il loro ricordo, e gli altri? Sia per gli uni che per gli altri rimane tuttavia ancora un lasso di tempo utile per sciogliere il nodo che genera una vistosa ed ingiusta disparita’ di trattamento a cui non si e’ stati capaci, o volendo non si e’ potuta trovare, allo stato attuale, una adeguata soluzione. Pare che l’attuale legislatura sia destinata a proseguire il suo cammino fino alla sua scadenza naturale se non ci saranno forzature di convenienza. Resta pertanto a voi, cari eletti, il compito di un impegno serio e continuo fino alla fine del vostro mandato per cercare di trovare una soluzione ad un problema che ingiustamente vittimizza la maggior parte degli italiani nel mondo che con il sudore del loro lavoro svolto all’estero hanno contribuito e contribuiscono al progresso dei loro territori di provenienza e che come contropartita subiscono l’imposizione di tributi ingiusti ed iniqui per effetto di un trattamento che si esplica sotto forma di un vero e proprio sfruttamento.
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