Equitalia, si sa, solo a pronunciarne il nome, mette paura. Per gli italiani è spesso sinonimo di multe, cartelle esattoriali, quattrini da sborsare, interessi da pagare. Nel decreto del fare del Governo Letta è stata introdotta anche una riforma di Equitalia, che di fatto è un “copia e incolla della risoluzione della commissione finanza del 22 maggio scorso che vede come prima firma quella dell’On. Daniele Capezzone, Coordinatore dei dipartimenti del PdL e Presidente della Commissione Finanze della Camera. “Abbiamo dimostrato che alcuni temi che abbiamo messo al centro della campagna elettorale non erano solo esercitazione propagandistica, ma questioni vere studiate e strutturate perché al centro dell’interesse dei cittadini”, dichiara Capezzone.
Intervistato da Think News, il quotidiano online di Mara Carfagna, Capezzone spiega nel dettaglio i punti che andranno a cambiare nel concreto la vita dei cittadini: “in primo luogo aumenta la possibilità di rateizzazione dei debiti con Equitalia che diventano estinguibili in 10 anni”. Inoltre “la prima casa non può essere toccata, a meno che non sia di lusso”. E poi “anche gli altri immobili non potranno essere attaccati a meno che il debito non superi i 120.000€”. Non è finita qui: “i beni delle imprese non possono essere pignorati, se non per 1/5”, e “un cittadino prima di decadere dalla rateizzazione dovrà essere insolvente per otto rate”. E ancora, “è stata superata la vergogna dell’aggio, ossia della percentuale che va agli agenti di riscossione”.
Adesso tocca al governo andare avanti e “trovare le risorse”. L’esecutivo “lo può fare attraverso un grande taglio alla spesa pubblica. Queste risorse serviranno ad impedire l’aumento dell’Iva e ad abolire strutturalmente l’Imu sulla prima casa. Provvedimenti questi che gli italiani attendono e che possono contribuire a dare una scossa positiva all’economia. Siamo un Paese in cui è crollata la domanda interna, sono crollati i consumi, possiamo rilanciarli solo rimettendo un po’ di soldi nelle tasche dei consumatori”. Il ragionamento non fa una piega. Gli italiani sono sempre più poveri, la crisi non accenna a mollare la presa e famiglie e imprese sono con l’acqua alla gola. Tagliare la spesa pubblica per ridare ossigeno ai cittadini si può, si deve.
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