In Italia ormai la Cina è dappertutto. Ovunque, in ogni luogo. Siamo accerchiati, soffocati. Una presenza che si estende a macchia d’olio e a macchia di leopardo. Ingombrante presenza mette in sofferenza soprattutto il commercio, già vessato dalla recessione.
Abbigliamento e ristorazione e, da un po’, anche nel campo dei parrucchieri. Un’autentica invasione, l’ondata gialla sta uccidendo i tradizionali coiffeur italiani, non solo nelle grandi città. I cinesi parrucchieri vengono fuori come funghi dopo una giornata di pioggia, prossimi ad impadronirsi del mercato delle acconciature, se nessuno ci mette la mano. Un argine sarebbe necessario, indispensabile.
Le signore italiane fanno la fila dai parrucchieri cinesi.
Aziende a conduzione familiare, dove si praticano prezzi che ammazzano la concorrenza, il tutto incluso, la rapidità, l’orario pieno, domenica compresa, e ora anche la carta di fedeltà. A Roma, zona Salario-Trieste, dopo cinque acconciature la sesta è gratis. Offre la ditta cinese. Prendiamo Roma. I cinesi parrucchieri operavano finora nella zona della Stazione Termini e del Quartiere Esquilino. Quartieri popolari, se vogliamo. Adesso l’invasione si estende anche ai quartieri alti della città. A San Giovanni, a Salario-Trieste e via andare. Signore e signorine italiane fanno letteralmente la coda per farsi pettinare e acconciare da giovani uomini e da ragazze sveltissime. I prezzi, poi: altamente competitivi, decisamente imbattibili. Il risparmio è di oltre la metà, anzi molto di più. Otto/dieci euro contro 25/30, non c’è corsa, non c’è competizione. Costi bassi e prezzi trasparenti, laddove i nostri coiffeur aggiungono spesso al costo iniziale della messa in piega voci e servizi non eliminabili per una pettinatura degna di questo nome: balsamo, pietra, spuma, in aggiunta ai prezzi base. I cinesi praticano il “tutto incluso”. Ma sì, compreso il messaggio del cuoio capelluto.
Infine, la gentilezza. I giovani coiffeur cinesi sono tutto sorrisi e inchini. Prezzi stracciati, il tutto incluso, la velocità, e le possibilità conseguenti ai turni di lavoro. Un parrucchiere cinese in Italia lo trovi aperto dalle nove del mattino alle ventitre.
L’invasione minaccia di mettere in seria crisi il settore dei parrucchieri in Italia. Meno di dieci euro per un’acconciatura, e sono veloci: ma come fanno, come è possibile? A Bologna, quartiere Bolognina, gli abitanti hanno raccolto firme per buttarli fuori. Proprio così, vogliono scacciare i parrucchieri cinesi invasori e portatori di concorrenza sleale, scorretta, non sostenibile. Condizioni chiaramente fuori mercato, dicono non solo a Bologna, praticabili dagli orientali che lavorano con forbici e pettine solo perché la loro opera si fonderebbe su alcuni equivoci aspetti. Riassumibili così: scarse garanzie igieniche dei negozi; sostanze chimiche dannose e importate illegalmente: prodotti non testati; eccessiva vicinanza del salone alla toilette. I locali presentano infatti arredamento povero e aspetto minimalista. A Torino, zona di Porta Palazzo, in alcuni negozi cinesi, sono state scoperte irregolarità e prodotti di dubbia provenienza. Multe a Prato, per assenza di regolare licenza. A Bologna no: i titolari di negozi cinesi sono regolarmente iscritti alla Camera di commercio e sottoposti a periodici controlli sanitari. Il risultato finale è comunque questo: l’ondata gialla ha catturato l’interesse delle italiane. Eccole in fila dal parrucchiere cinese, senza bisogno d’immischiarsi a China Town.
Signore e signorine italiane parlano benissimo dei parrucchieri cinesi in Italia. Non tutte, però: non mancano le scettiche. Ma in nome della recessione il successo cinese è assicurato anche in questo campo. L’occhio a mandorla è innanzitutto sinonimo di risparmio. A Milano i coiffeur cinesi spopolano da tempo e hanno messo in ginocchio i saloni di bellezza italiani. Quelli tradizionali che fanno pagare 30 euro per la messa in piega e 15/20 per un taglio maschile; dal cinese la donna spende da 8/10 euro. Il problema è serio. E nel suo piccolo rappresenta un ulteriore attentato alla moribonda economia italiana. Titolari di tradizione secolare, i nostri parrucchieri si premurano di sottolineare che i cinesi hanno gioco facile: di norma non rilasciano ricevute fiscali, le imprese sono a carattere
familiare, gli operatori sono senza contratto. Ma più abili e più veloci.
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