Giorgio Mulè, deputato e portavoce di Forza Italia, è intervenuto su Radio Cusano Campus e sullo scontro interno a Forza Italia ha detto: “Assisto abbastanza basito a quello accade perché non è quello che doveva succedere. In questa fase, piuttosto che questa guerra tra eserciti di Franceschiello, ci doveva essere una sana e matura discussione sulle regole da mettere alla base delle primarie e dell’elezione dei nuovi coordinatori. Questa fase obbligava le persone che erano state indicata di questo, e quindi Carfagna, Gelmini e Toti, a fare tre passi indietro rispetto al dibattito politico in corso nel partito, per preparare le regole”.
Ma non è andata così. “Subito dopo le nomine – prosegue l’azzurro – si è cominciato a dividere il bianco e nero, i buoni e i cattivi. Ci sono delle cose ridicole, si scatenano a una certa ora. Se Toti dice che oggi il cielo è blu e la Gelmini non l’ha interpretato bene, nel giro di un’ora escono le batterie, ovvero i fan della Gelmini che dicono: no, il cielo è grigio come dice Gelmini”.
“Berlusconi ha fatto questa scelta perché è un arricchimento. Puoi anche pensare che l’arancia non vada bene sul pesce, ma quando lo provi poi scopri che ci va benissimo. Per me è un grande arricchimento che Toti e Carfagna possano ragionare insieme sul da farsi, anche in maniera ruvida, devi avere però la maturità di avere quel ruolo, devi avere la leadership. Non possiamo continuare ad occupare le agenzie con i nostri sterili e inutili dibattiti. Noi come il PD? Da noi non c’è neanche l’effervescenza dei Civati, dei Cuperlo. Non abbiamo neanche quella capacità di far ridere”.
Tra le parole censurate sul profilo Facebook di Salvini c’è anche ‘Berlusconi’. “Dicono che il Cavaliere non conta più nulla, dopodichè in campagna elettorale non si trova di meglio che averlo come principale competitor. Berlusconi è sempre determinante, guardate cosa sta facendo in Europa nella totale assenza dei nostri campioni italici. E’ una persona superiore, è la persona che per relazioni e capacità diventa ancora una volta il grande spauracchio anche di persone che hanno una leadership certificata dai voti come Salvini. E’ ancora il campione da battere”.