Firenze, 15 Aprile 2011. Il ministero dell’Economia non e’ aggiornato sull’attivita’ di un proprio esattore. Non un dipendente dell’Agenzia delle Entrate di Rocca Cannuccia di Sopra che rincorre il fruttivendolo, ma la Rai, a cui e’ demandato il compito di riscossione dell’imposta piu’ odiata dagli italiani, cioe’ circa 1 miliardo e mezzo di euro che vengono pagati per il mero possesso di un apparecchio tv con cui non ci si sintonizza mai sulla tv di Stato.
E’ successo che il ministero dell’Economia ha detto che nei primi due mesi del 2011 la Rai ha incassato il 37,5% in meno da canone/imposta. E subito dopo la Rai ha smentito dicendo che, invece, gli introiti sono aumentati di 15 milioni.
Un “qui pro quo” che arriva dopo la mazzata della relazione di ieri della Corte dei Conti che ha detto alla Rai di spendere meno e meglio e di darsi una mossa per riscuotere l’imposta soprattutto dalle aziende (1 miliardo l’anno che, pur col ritmo attuale di spesa, basterebbe a colmare il disavanzo permanente).
Un “qui pro quo” che la dice lunga su come tutta la riscossione e’ gestita: discrezionalita’ assoluta da parte dell’esattore, scarsa attenzione e cura da parte dell’Esecutivo.
Ma perche’? Noi crediamo che cio’ accada perche’, se la legge fosse applicata, esploderebbe il tutto. L’esazione avviene in forza di una legge del 1938 (quando la tv non esisteva) che disciplina il pagamento dell’imposta per qualunque apparecchio atto o adattabile a ricevere trasmissioni. Legge che, nel 2011, se applicata comporterebbe il dovere di pagamento per i possessori di questi apparecchi: videoregistratore, registratore dvd, computer (con o senza scheda Tv e/o connessione Internet), videofonino, cellulari di nuova generazione, iPod e apparecchi mp3-mp4 provvisti di schermo, monitor a sé stante (senza computer annesso), monitor del citofono, modem, decoder, videocamera, macchina fotografica digitale, etc.
E’ evidente che urgerebbe una modifica legislativa, ma… siccome sulla Rai, cosi’ com’e’, ci mangiano tutti i partiti, la sola idea di dover mettersi d’accordo per un nuovo assetto finanziario, fa venire i brividi a tutti, per cui e’ bene che rimanga cosi com’e’.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc*
*Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
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