‘Non c’e’ un collegamento tra questo Vous n’avez encore rien vu e i miei precedenti film, faccio film per me stesso, cercando di non ripetermi. Molti pensano che questa sia un’opera testamento invece e’ energia’ dice Alain Resnais, 90 anni il 3 giugno, maestro del cinema francese che si mette ancora in gioco scendendo nell’arena del concorso del festival di Cannes.
Quando entra alla conferenza stampa giornalisti e fotografi si alzano in piedi per applaudirlo, una standing ovation – e non avviene spesso – e i suoi attori, ci sono qui Sabina Azema, Pierre Arditi, Lambert Wilson, Anne Consigny, si commuovono.
Il film e’ un esercizio di stile sul rapporto tra la realta’ e la finzione, uno dei filoni del suo cinema, un divertissment sul teatro nel cinema. ‘Vorrei che lo spettatore fosse colpito dal plot e poi si abbandonasse a quello che accade nella storia, senza sapere cosa puo’ succedere, come dice il titolo del mio film’. E in effetti l’avvio colpisce: grandi attori francesi, oltre ai citati ci sono Mathieu Amalrich, Michel Piccoli, Anny Duperey, Hyppolite Girardot, ricevono telefonicamente la notizia della morte dell’amico Antoine d’Anthac e la convocazione di recarsi tutti nell’isolata dimora seguendo le disposizioni testamentarie. Una volta seduti sui divani di pelle nera del salone della monumentale villa, come fossero spettatori in platea, guardano un video con l’amico d’Anthac, che aveva messo in scena piu’ volte l’Eurydice. Questi attori, chiede il drammaturgo (in realta’ Jean d’Anouilh che nel ’41 rielaboro’ l’Euridice) devono guardare il lavoro di una compagnia di giovani, La compagnia della Colomba. Ma Sabine, Pierre, Lambert, Anne e gli altri si ricordano ancora a memoria quello che hanno recitato e lo interpretano di nuovo oggi in un continuo gioco di rimandi tra di loro, perche’ ciascuno e’ stato tra i protagonisti della piece nel corso degli anni, interpretando Euridice, Orfeo e gli altri ruoli e inoltre ‘sfidano’ i ragazzi: il teatro entra ed esce dal cinema, ‘suscitando le loro fantasie e le loro memorie sulla piece e su quello che racconta dell’amore e della morte’. Gli attori sono bravi, nel film e’ una specie di gara di performance, ‘e io – dice il maestro di Hiroshima mon amour e L’anno scorso a Marienbad – sono solo un bricoleur che mette insieme i pezzi’. Quasi una danza di rimandi e collegamenti, che del resto Resnais aveva gia’ messo in scena in un altro film, in qualche modo simile, seppure tutto musicale: Parole parole parole. ‘Egoisticamente – dice la Azema – non ho visto la recitazione degli altri per non entrare in competizione, ho recitato la mia parte con Arditi, sapevo che sarebbe stata una sfida e volevo essere sorpresa sul set ogni giorno’.
A quasi 90 anni, omaggiato, rispettato come maestro, Resnais – minuto, bianchissimo, occhiali scuri da ipovedente – fa capire che ‘il set e’ emozione. Ho lavorato in 60 giorni guidato da una reale magia, una grande passione ricambiata dai miei attori’.
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