Si è tenuta alla Camera, di fronte alle commissioni riunite Giustizia e Affari sociali, una audizione inserita nell’indagine conoscitiva relativa all’esame delle proposte di legge: "Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati". Diversi coloro che sono intervenuti. Tra questi Raffaele Giorgetti, professore di medicina legale presso l’Universita’ Politecnica delle Marche: "Non esistono casi di intossicazione acuta mortale da cannabis", ha detto il professore, che poi ha aggiunto: "La cannabis di per sè non è in grado di uccidere, ma è in grado di causare la morte da incidente stradale".
Felice Nava, direttore dell’Unita’ operativa di sanita’ penitenziaria dell’azienda Ulss di Padova, durante l’audizione ha spiegato: “La Cannabis non rappresenta una porta di ingresso per l’utilizzo di altre sostanze. Lo sono, invece, altre sostanze, come alcol e il tabacco, entrambe legalizzate".
Nava ha sottolineato alcuni aspetti significativi, come quello dei "costi sanitari provocati" dell’utilizzo di Cannabis: "Sono inferiori rispetto ad altri prodotti come l’alcol, mentre sono superiori i costi repressori".
Altro aspetto rilevato dal ricercatore padovano e’ quello degli effetti delle policy sul consumo di Cannabis. "Gli effetti del proibizionismo sono noti: aumento delle detenzioni, cultura criminale tra i giovani, dispersione scolastica causata dalla ‘tolleranza zero’. In questo scenario studi dimostrano come il modello di liberalizzazione controllata come quella californiana diano i migliori risultati".
"Dal punto di vista scientifico – ha spiegato poi Nava – esistono dei presupposti per una legalizzazione controllata della Cannabis. Un uso terapeutico, ricreazionale e occasionale puo’ non essere particolarmente dannoso nei soggetti non vulnerabili, a differenza di alcol e tabacco. E puo’ non dare forme di dipendenza grave come altre sostanze".
Non la pensa proprio allo stesso modo il rappresentante della comunità Exodus, secondo il quale l’ipotetica approvazione della proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis "porterebbe un ampliamento enorme della platea dei consumatori". E il maggior gettito fiscale "passerebbe sulla pelle dei ragazzi". Con la legalizzazione – ha aggiunto – "bisognerà fare i conti con i costi sociali e sanitari aggiuntivi che dovremmo affrontare".
Secondo Gianpaolo Grassi, primo ricercatore del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea-Cin), “se venisse ammessa la coltivazione da parte di un capo-famiglia delle cinque piante di Canapa medica e all’interno di questo nucleo ci fosse un minore, il ragazzo sarebbe talmente curioso che sarebbe portato a provare. Magari dice, ‘lo prova mio padre lo provo anche io’, e magari lo farebbe provare agli amici. Per cui inneschiamo un processo di ‘contaminazione’ generalizzato per tutto il paese".
Stefano Armanasco, presidente di Freeweed, in audizione di fronte alle commissioni Giustizia e Affari sociali alla Camera ha una opinione chiara, netta: "Crediamo che sia giunto il momento di una nuova normativa che vada a rendere legale l’autoproduzione di cannabis ad uso personale, che la tuteli e la regoli adeguatamente con limiti reali ed ampli, escludendo un’eventuale documentazione di inizio produzione".
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