Impazza il “confronto” sulla legalizzazione della cannabis dopo che il disegno di legge e’ partito col suo iter parlamentare. Abbiamo letto di chi, favorevole alla legalizzazione, vorrebbe “dannare i giovani”, e nello stesso anche – in modo piu’ civile – che la “battaglia contro la legalizzazione della cannabis è una battaglia di civiltà e, soprattutto, una battaglia culturale. Non possiamo vendere fumo ai nostri giovani”. Solo per citare i piu’ recenti.
Ma se qualcuno pensava che avremmo sviluppato un confronto tra i pro e i contro in base ad argomentazioni, riferimenti scientifici, esempi di altre esperienze istituzionali, e’ bene che si ricreda. I 1.300 emendamenti presentati da chi non e’ d’accordo sulla legalizzazione ci dicono che, per l’ennesima volta, nel nostro Paese ci sara’ il muro contro muro basato sugli sgambetti, i sotterfugi, le fregature, i colpi bassi. Cioe’ tutto quel bagaglio che fa parte della non-cultura umana, economica, sanitaria ed istituzionale che e’ il perfetto contrario di quello che ci vorrebbe per far capire – a chi e’ favorevole e a chi non lo e’- e farsi un’opinione.
L’EDITORIALE Ecco perché è giusto legalizzare la marijuana – di Ricky Filosa
E’ l’Italia, bellezza! Quella che, sempre per restare in ambito istituzionale, quando si teme che una legge possa non passare perche’ non si e’ tanto sicuri della propria maggioranza, ecco che fioccano i voti di fiducia, la mortificazione della funzione del Parlamento. E’ evidente, quindi, che per cercare di far approvare o meno una legge, tutti si attrezzino alla bisogna, sia essa attuale maggioranza (voti di fiducia) che attuale opposizione (ostruzionismo). Tutto legittimo, per carita’ e, in un certo senso, anche segnale di vivacita’… ma forse per i cittadini c’e’ un contraltare di informazione (quella di Stato della Rai, per esempio) che possa dare strumenti perchè ognuno si faccia un’opinione? Niente di tutto questo.
La legalizzazione della cannabis, e delle droghe oggi illegali più in generale, e’ un argomento trasversale tipico. Non e’ questione di essere di destra o di sinistra o di centro, ma solo di far funzionare il cervello e vedere se due+due fa quattro, cioe’ se i vantaggi per Stato e cittadini siano maggiori nel mantenimento dell’attuale regime proibizionista o meno.
Non c’e’ di mezzo neanche il – frequentemente conclamato – diritto alla vita dello zigote che, per motivi religiosi, contrappone i favorevoli e contrari all’aborto. E neanche il diritto di disporre della propria vita e della propria morte con il diritto all’eutanasia dove, i contrari, sostengono che la vita ce l’ha data il loro dio e nessun’altro ce la puo’ togliere. O tante altre questioni che richiamano in gioco la religione (fecondazione eterologa, adozione per genitori omosessuali, staminali embrionali, etc). Tutte questioni di un certo rilievo che, in genere, insieme alla legalizzazione delle droghe, dividono creando due fronti piu’ o meno compatti di pro e contro.
No, nel caso della legalizzazione della cannabis tutto questo e’ piu’ attenuato perche’ farsi uno spinello e’ come bersi un bicchiere di vino a stomaco vuoto (chi dice che non e’ cosi’ fa parte di quella caciara di cui scrivevamo prima) e, almeno per ora, anche i piu’ tenaci contrari alla legalizzazione non sembra abbiano intenzione di metter mano alla legalita’ del vino e degli alcolici in generale. Per la cannabis – e anche per tutte le altre droghe – si tratta solo di comportamenti individuali che, se in eccesso come con qualunque altro tipo di prodotto, di base fanno male solo a chi lo ha assunto. In gioco, quindi, c’e’ la liberta’ individuale, il diritto e il dovere individuale di far parte di una comunita’ in cui le proprie liberta’ sono tali, anche in modo estremo, solo se non ledono quelle altrui.
Ed e’ qui il nodo del problema: perche’ grossomodo tutti dicono che l’individuo deve essere libero, ma siccome alcuni lo dicono solo per finta (anche verso se stessi), ecco che manifestano la propria contrarieta’ con una caciara intrisa di menzogne. Il gioco dello sparigliamento dei punti fermi che in uno Stato dovrebbero essere uguali per tutti, e’ tipico di chi e’ consapevole della carenza delle proprie argomentazioni, e di voler mantenere lo status quo solo per una questione di potere, sugli individui e sulla comunita’.
Chi come noi – che siamo favorevoli alla legalizzazione – ha assunto questa consapevolezza del gioco sporco che si sta cominciando a manifestare, e’ bene che sia rigido sui principi del metodo: mai ingannare e mai partire dal presupposto della malafede del proprio avversario, anche se molto manifesta. E’ proprio da questo che nasce la forza per meglio comunicare con tutti.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
Discussione su questo articolo