“Aiuto, il mio cane ha morso mia figlia in testa”. Recentemente Cristian Costamagna, educatore, istruttore e formatore cinofilo e fondatore del metodo Empathy Dog, ha ricevuto questa richiesta di aiuto da parte di una donna disperata. Una vicenda che, per fortuna, non ha avuto conseguenze gravi, ma che ha risollevato un interrogativo che viene posto ogni volta che si sente di cani che aggrediscono membri della famiglia o persone che conoscono: come è possibile che un cane amato e curato possa manifestare improvvisi eccessi di aggressività?
“Paradossalmente, ciò che risveglia nel cane questi comportamenti ‘animaleschi’ ed aggressivi, che riportano alla luce il suo istinto di predatore, è la tendenza di molte persone ad umanizzarlo e a trattarlo come un bambino. – Commenta Christian Costamagna – Questo genera nell’animale una gran confusione, provocando un forte stress, che può sfociare in aggressività. So che ora chiunque ha un cane sta pensando che questo non può accadere a lui, ma pensate che la signora in questione ha un Golden Retriever, una razza comunemente considerata docile, affettuoso e facilmente addestrabile, spesso impiegato per la pet therapy, e non il classico Pitbul o Amsatff, razze alle quali è associata l’aggressività”.
Costamagna sottolinea, poi, come il cane, anche se ormai addomesticato, è un predatore e per vivere caccia ed uccide, ha un modo di comunicare molto diretto, che talvolta può risultare duro e feroce, e che include anche il ringhiare. Non conoscere e rispettare la sua natura, non sforzarsi di comprenderla, mortifica il cane e crea forti incomprensioni che possono anche sfociare in attacchi.
“Tra gli errori più comuni nell’educazione del cane c’è proprio quello di trattarlo come un bambino, lasciargli fare ciò che vuole e questo crea, come dicevamo prima, forte stress e difficoltà a capire come comportarsi all’interno del proprio ‘branco’. A volte, inoltre, gli neghiamo cose che per lui sono naturali, come fermarsi ad annusare qualcosa, riposarsi in pace, interagire con i suoi simili e se in quest’ultimo caso si sente ringhiare il proprio amico peloso, spesso si pensa subito che sia aggressivo. Ci sono molte forme di comunicazione ed il ringhio è una di questa e va presa con le dovute cautele perché, solitamente, il ringhio avviene prima del morso o per spiegare all’altro che se si oltrepassa quel punto, dopo di che ci si può aspettare il morso. Il ringhio, però, non è sempre sinonimo di aggressività, ma è una forma di comunicazione, che se letta in modo corretto può far capire molte cose al proprietario. – Prosegue il fondatore di Empathy Dog – Il tutto capita perché c’è una mancanza di educazione dei proprietari e quindi si fanno errori che possono diventare anche fatali. La conoscenza della psicologia canina, il rispetto dei suoi bisogni, imparare a comunicare in modo corretto e secondo il suo modo, l’attenzione nel modo e nel momento giusto e molto altro fanno sì che il cane possa vivere sereno e tranquillo, essere educato ed equilibrato”.
Ma se per molti casi possiamo parlare di una mancanza di educazione, ci sono anche quei cani che sono stati portati da addestratori, ma continuano a manifestare dei problemi, come nel caso del Golden Retriever. La donna si era rivolta a più addestratori, ricevendo consigli spesso discordanti: chi le disse che il cane deve essere solo strattonato con il collare a strozzo, chi suggeriva di lasciar fare al cane ciò che voleva, chi di fargli fare gli esercizi, premiandolo con quintali di würstel, chi, addirittura, è arrivato a suggerire di sopprimere l’animale.
“Purtroppo, vedo in giro molti colleghi che ignorano le basi della psicologia canina e non fanno altro che aumentare la confusione nel cane e nel proprietario. C’è chi ancora, nonostante tutti gli studi fatti nel settore, si limita ad addestrare il cane con i classici comandi di ‘rappresentanza’, come seduto, terra, resta, vieni, per far vedere come il cane sia ubbidiente e pensando che sia sufficiente per risolvere i problemi comportamentali e a renderlo educato ed equilibrato. Dobbiamo insegnare alle persone ad entrare in empatia con il cane, amandolo e trattandolo bene, ma tenendo sempre a mente che si tratta di un cane, e che negargli la sua natura è un male per lui”, conclude Christian Costamagna.